La Ribalta, ovvero l’arte della diversità
Viganò: “Non è un progetto socialmente utile: è culturalmente necessario”
Il milanese Antonio Viganò arriva a Bolzano nei primi anni del Duemila portando con sé i requisiti teorici e le esperienze artistiche fondamentali per introdurre un teatro particolare, “diverso”: diplomato al Piccolo Teatro di Milano, poi allievo all’École Internationale de Théâtre Jacques Lecoq di Parigi dove apprende l’arte del mimo e del danzatore, il regista-attore fonda compagnie, tra cui la lecchese Teatro La Ribalta, si distingue come direttore artistico e docente.
L’avventura bolzanina di Antonio Viganò inizia collaborando con le associazioni Theatraki e Musicablu, cui seguono laboratori e l’inserimento di alcuni applauditi spettacoli nel programma di BolzanoDanza. La somma di questi percorsi confluisce nella fondazione di Teatro La Ribalta/Kunst der Vielfalt, prima compagnia italiana professionale formata da attori in situazione di disagio psichico e fisico, da cui deriva, anche con il sostegno del Comune, il varo della cooperativa sociale Accademia Arte della Diversità.
Viganò, come si articola il rapporto umano e artistico con attori diversamente abili?
È un dialogo tutto umano, vivo e intrigante, senza filtri verso l’alterità e il disagio. Si anima un incontro con soggetti portatori di un mistero, di un’ombra profonda, di una ferita sociale. Come regista non cerco la commiserazione patetica e consolatoria verso questi attori “diversi”, intendo sviluppare in loro il sapersi raccontare con il linguaggio dell’arte teatrale filtrata nel loro linguaggio corporeo e emotivo. Teatro la Ribalta non è un progetto socialmente utile, è culturalmente necessario.
Il Teatro-danza, elemento connotativo ed espressivo della compagnia bolzanina, quanto incide nel disegno dello spettacolo?
I modelli di riferimento sono le coreografie di Caroline Karson e Pina Bausch, anche se i miei attori non esprimono codici canonici della danza che, comunque, rimane il loro linguaggio basilare e necessario per animare una narrazione scenica più fisica che verbale. Sono corpi segnati.
Nelle ultime produzioni sono stati inseriti attori professionisti. Quanto hanno inciso negli equilibri della compagnia?
Per loro è una prova difficilissima, quasi una rivisitazione di sé, perché non si affidano più al meccanismo della finzione. Perciò si mettono al servizio di un’idea, di una visione, di una poesia umana.
Agli spettacoli del Teatro la Ribalta il pubblico si accomoda generalmente su tribune effimere con pochi posti. Perché questa scelta?
Si tratta di instaurare con lo spettatore un rito laico condiviso in uno spazio volutamente intimo che elimina la tradizionale separazione tra palco e platea. Perciò il pubblico non è in una situazione emotivamente protetta, subisce una metamorfosi, diventa più autentico perché spiazzato dall’assenza di punti di riferimento visivi e narrativi di tipo convenzionale.
Quest’anno Teatro la Ribalta festeggia i primi dieci anni di attività, durante i quali ha via via conquistato visibilità nazionale e internazionale, e ottenuto riconoscimenti e premi prestigiosi grazie a spettacoli assai di pregio artistico come “Superabile”, “Impronte dell’anima”, “Otello Circus”, “Il Paradiso perduto”, “Un Peep Show per Cenerentola”.
All’inizio – racconta sempre Viganò – nessuno o pochi credevano a questo progetto di arte e cultura affidato ad una compagnia professionale non convenzionale. Poi il pubblico si è allargato, arrivando a coinvolgere anche quello delle scuole. Questo riscontro è molto importante per la nostra compagnia, come altrettanto lusinghiera è la partecipazione al festival BolzanoDanza con la novità “Lo specchio della Regina”, che si avvale della partecipazione della coreografa e danzatrice Eleonora Chiocchini (Bolzano, Teatro Comunale, 21 luglio h. 18, il giorno 22 h. 11). Inoltre per la stagione 2023-2024 sono in programma una serie di eventi importanti: la ripresa del nostro repertorio nella rassegna Corpi eretici, dibattiti pubblici con personaggi autorevoli sul tema dell’alterità e anche un libro che racconta la storia di Teatro la Ribalta.
[Massimo Bertoldi]