CULTURE

Lidia Menapace, “Un pensiero in movimento”
Pubblicato un volume di scritti a cura di Mariapia Bigaran e Carlo Bertorelle

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Partigiana, femminista, pacifista – impossibile descrivere con poche parole l’impegno civile e politico di Lidia Menapace. Uno sguardo al suo pensiero è ora offerto da una raccolta di circa 60 scritti, curata da Mariapia Bigaran e Carlo Bertorelle.

Come nasce questo volume?
C.B.: Lidia Menapace era un’amica di famiglia e abbiamo condiviso convincimenti e ideali, soprattutto alla fine degli anni Sessanta, quando a Bolzano tra i giovani nasceva un movimento di innovazione in campo politico, sociale, culturale e religioso. Lei è stata un pensiero in movimento, come dice il titolo, perché pur restando fedele al impegno democratico in chiave antifascista ha saputo rinnovare le sue idee, adattandosi alle diverse situazioni che la storia proponeva. Nessuno dovrebbe fare di lei un’icona a proprio uso e consumo. Da qui l’idea di ricostruire il suo pensiero in modo equilibrato attraverso i suoi scritti.

Quale periodo coprono questi scritti?
C.B.: Parliamo di testi redatti nell’arco di 60 anni, dal 1960 circa fino alla sua scomparsa nel 2020. Provengono dai suoi libri, ma ci sono anche saggi e articoli di giornale.
M.B.: Lidia Menapace ha partecipato a più di mezzo secolo di storia italiana. I suoi scritti riflettono diverse periodizzazioni, dalla resistenza alle lotte studentesche e operaie, fino al movimento femminista. Lei ha attraversato questi momenti storici da protagonista ed era una persona in grado di raccontare quello che vedeva con annotazioni molto vivaci e attente.

Uno scritto particolarmente interessante?
M.B.: Esiste un testo, intitolato “Degne di memoria”, che riassume in modo molto chiaro il suo punto di vista sul femminismo. Con un linguaggio molto libero spiega cosa è stato per una generazione di donne uscire dall’insignificanza, iniziare a relazionarsi l’una con le altre, far nascere un pensiero. Nel femminismo lei vedeva la possibilità di sovvertire una logica, quella patriarcale, senza però prefigurare un percorso. Il femminile per lei era la capacità di affrontare l’imprevisto e seguire la “teoria dell’occasione”, come usava dire.
C.B.: Scelgo “Memorie Clandestine”, in cui rievoca la sua esperienza partigiana. È un testo memorialistico, scritto nel 1964 all’età di 40 anni. Rievoca la sua esperienza a Novara, quando da giovane studentessa partecipò alla lotta di liberazione. A mio avviso questo scritto ha valore letterario, perché è di una bellezza narrativa incredibile.

Il suo lascito?
C.B.: La necessità di collegare la rivoluzione, che lei vedeva in una società senza classi, e la politica quotidiana. Lei stessa è stata assessora, è stata senatrice, e quindi lottava dall’interno delle istituzioni. Credeva nella politica che, passo dopo passo, può realizzare il cambiamento. E poi il suo impegno per la pace, una pace grande, universale. Non una pace fatta di inerzia, ma intesa come lo studio di altri metodi per contrastare il nemico, lontani dalla lotta armata.
M.B.: La sua fiducia nelle esperienze collettive, che racchiudono un nocciolo di futuro e di cambiamento. Lei pensava che il punto di vista femminile fosse la chiave di volta per ripensare il mondo e avere uno sguardo non acquiescente. Lei voleva abbandonare le ideologie, troppo chiuse, e valorizzare tutte le differenze, a partire da quella tra maschio e femmina. Aveva sì uno slancio di tipo utopistico, ma partiva sempre dalla realtà.

[Adina Guarnieri]

UN PENSIERO IN MOVIMENTO | Lidia Menapace
Scritti scelti 1959-2019
A cura di Mariapia Bigaran e Carlo Bertorelle
536 p., 2023, Edizioni Alpha Beta

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