“Owl Riddim”, omaggio alla Giamaica
Vinile realizzato da due componenti della band Shanti Powa, in tour a settembre
Il richiamo cadenzato di un gufo a ispirare il battito, diversi toaster pronti a intesserci con le voci i fili di una melodia possibile. Owl Riddim nasce in cattività come spin-off di quel flusso di coscienza e musica reggae che è l’orchestra bolzanina Shanti Powa, scarnificandone la proposta all’insegna di un recupero della tradizione dub più pura.
Il “doppiaggio” della sola parte ritmica delle canzoni, sul retro delle hit incise dagli artisti giamaicani affermati, dava a chiunque la possibilità di reinterpretarle vocalmente fino a ottenere in tanti casi una nuova creazione anche distante dal motivo ispiratore. Con la forza della tranquillità del ritmo (riddim) in levare, il trombettista, cantante, chitarrista e cotitolare - assieme al batterista Florian Gamper - dei Roots Stable Studios di Aica di Fiè, Thomas Maniacco, ci racconta questa sua escursione al di fuori della compagine di spettanza che, dopo molte date all’estero, sarà comunque di nuovo impegnata sui palchi della provincia: il primo settembre alla Pinara Thomsen di Bronzolo per un concerto di beneficenza, il 2 allo Zeitgeist di Auna di Sotto sul Renon, il 7 ottobre al Basis di Silandro e il 28 allo Steinegg Live di Collepietra.
Cos’è Owl Riddim e con chi l’hai concepito?
Parliamo di un LP uscito per la label Shanti Powa Records, la produzione del riddim nel solco dei sound system giamaicani degli anni ‘70 è di Angelo “Kiuppo” Ippati, un tecnico del suono che suona anche il sassofono, canta e già da un paio d’anni entrato a far parte degli Shanti. Durante il lockdown da casa sentiva un gufo e gli è scattato un riddim sul quale poi ho scritto il testo di Lion Pow, il singolo cantato da me come Athomos, il mio pseudonimo in ambito dub. A completare il vinile da 180 grammi (Austrovinyl, 12 inch, 45 rpm), oltre agli strumentali di tutti i pezzi come si usava all’epoca predetta, provvedono sullo stesso ritmo la cantante nera di Rotterdam Empress Black Omolo con Freedom is a state of mind e Galas, un africano che vive a Torino e interpreta Zion Train.
Non mi pare che suoni come un puro divertimento...
È partito tutto come un gioco ma, complici le origini salentine di Angelo e la forte connessione di quella scena con l’universo sound system, è diventato qualcosa di molto serio e dal respiro internazionale. Le dub versions dei brani sul lato B del disco sono curate dal dub master romano Michael Exodus nel suo Dub Basement Studio cui è stata affidata anche la distribuzione fisica del prodotto per la Exodus Oneness Promotion.
Già in Giamaica per opera dei dj degli anni ’60 e ’70 ma poi con decisione nella seconda giovinezza che visse nel Regno Unito durante gli anni ’80, il dub ha avuto una forte connotazione politica: il vostro?
L’ imprinting di Angelo e i miei trascorsi in Salento ci hanno avvicinato moltissimo al dub anche come forma d’impegno politico che è poi semplicemente intrinseco al portato spirituale di questa musica, latrice di valori come amore, uguaglianza e rispetto, gli stessi che pratico ormai da dieci anni in seno agli Shanti Powa. A Bolzano, a prescindere dalla politica vigente, proviamo a far sentire la nostra voce su questi fondamentali per come ci è concesso, vista anche l’atavica mancanza di un centro culturale spesso vagheggiato. Portarlo fuori è un po’ il compito dell’artista che non è un politico o un commercialista e che deve escogitare il modo di comunicarlo al mondo toccando il cuore delle persone, facendole riflettere e infine forse cambiare.
Qual è la lingua con cui ritenete di poter veicolare al meglio questo messaggio?
Lion Pow è in inglese patwa, presto usciranno altri pezzi che ci mescoleranno il dialetto salentino e con gli Shanti Powa il cantante Berti Risè utilizza a volte il tedesco, a volte l’italiano o il dialetto sudtirolese. Dipende un po’ in realtà dalla lingua che va meglio in quel momento musicale, su quegli accordi, quella che ti viene più naturale per farle sposare lo strumentale.
Cosa ti piace in particolare degli Shanti Powa di cui sei anche portavoce?
Mi piace l’idea di una band di tantissime persone con una visione del mondo, background musicali e umani a volte diversi ma che sul palco si riuniscono a formare un tutt’uno. Siamo come uno specchio della società, tra musicisti ed entourage arrivando a quattordici persone, ognuna con un suo carattere ma che deve cercare di andare d’accordo, cosa non facile come in una vera democrazia.
Scomparso prematuramente chi se ne occupava, ti stai dando da fare per consigliare i giovani artisti su come tutelarsi nel mondo della musica...
A maggio dello scorso anno mi hanno chiesto se volevo portare avanti il lavoro di Walter Eschgfäller per aiutare i giovani artisti con la SIAE, licenze PRS e via dicendo, studiando Giurisprudenza ed essendomi interessato in particolare al diritto d’autore. Al Südtiroler Bildungszentrum di via della Mostra a Bolzano, ogni mercoledì dalle 14 alle 18 offro consulenza a tutti, su come rapportarsi obbligatoriamente con la SIAE solo tramite il portale online e un po’ in generale.
[Daniele Barina]