Giacomo Fornari, grande amore per Mozart
Intervista all’ex direttore del Conservatorio “Claudio Monteverdi” di Bolzano
Giacomo Fornari, oltre ad essere stato il direttore del Conservatorio “Claudio Monteverdi” di Bolzano nell’ultimo triennio (dal 1° novembre 2023 il testimone è passato al professor Marco Bronzi, che lo terrà fino al 2026) ed essere stato presidente della Scuola di Musica Vivaldi, è un noto musicologo, grande esperto di Mozart e non solo, che svolge da anni un’intensa attività di ricerca e di divulgazione della musica classica, avendo in attivo numerosissime pubblicazioni, partecipazioni a convegni e conferenze.
Fornari, a quando risale il suo primo incontro con la musica?
Ero molto piccolo e mia madre mi portava a sentire i concerti del Conservatorio di Brescia. Ricordo di aver sentito una Sinfonia in sol minore di Mozart. Mi colpì moltissimo. Poi da giovane mi iscrissi alla Gioventù Musicale seguendo regolarmente le loro attività concertistiche. Il mio percorso era quindi segnato.
Ci racconti il suo percorso di studi musicali.
Ho studiato flauto traverso ottenendo il diploma presso il Conservatorio di Mantova con Carretin, poi ho studiato Musicologia a Cremona e quindi ad Heidelberg e a Tübingen, successivamente alla Musikhochschule di Mannheim. Non ho mai avuto velleità dal punto di vista flautistico, per me lo strumento era un mezzo per migliorare le mie competenze musicologiche. Mi sono dunque concentrato fin da subito nello studio della Musicologia. Le mie performance flautistiche attuali si limitano ai matrimoni e ai funerali!
Quando e come ha deciso di fare il musicologo?
Al liceo avevo già questo interesse culturale. Avevo scritto una tesina sul Don Giovanni di Mozart che, a tutt’ora, resta forse la mia opera preferita di Mozart. Ero indeciso se fare il medico o il musicologo. Seguii i consigli di mia madre che, conoscendo la mia distrazione, preferiva avere un figlio musicologo distratto piuttosto che un medico distratto!
Quali sono stati i suoi maestri nell’ambito della musicologia?
Sono stato molto fortunato perché ho avuto dei grandissimi maestri. Il primo è stato il relatore che ha seguito la mia tesi di laurea - la prima in Italia su Mozart - ossia Albert Dunning, un musicologo olandese che insegnava a Cremona ed era membro della Neue Mozart – Ausgabe. Poi ad Heidelberg ho studiato con Ludwig Finscher che ai suoi tempi era forse il più grande musicologo a livello mondiale e ad Heidelberg con Manfed Hermann Schmid, altro grande musicologo mozartiano. Tutte persone eccezionali anche sotto il profilo umano. La mia ammirazione va certamente per Carl Dahlhaus, mia fonte d’ispirazione e mio riferimento.
Ci parli del suo grande amore: Mozart.
È stato un amore a “primo ascolto”, ma il fuoco è
divampato quando uscì la regia filmica di Joseph Losey del Don Giovanni nel 1979. Ne rimasi impressionato e capii che quella era la mia strada. Nel frattempo era uscito il libro “Vita, avventure e morte di Don Giovanni” di Giovanni Macchia, che ebbe anche grande influenza su di me. Il 95% dei miei studi musicologici verte su Mozart, che resta il mio musicista preferito e che non mi stanco di studiare. Amo moltissimo anche Verdi e Stravinskij e ho un’ammirazione sconfinata per Beethoven.
Qual è il suo studio su Mozart cui tiene di più?
È uno studio che riguarda la città di Mantova. Si tratta della scoperta di una biografia apparsa su una rivista mantovana pro-rivoluzione nel 1808, precedente quindi a quella che fu creduta da tutti la prima biografia su Mozart, ovvero quella di Milano del 1816. In questo studio dimostro che la prima divulgazione di Mozart in Italia non proveniva da parte austriaca bensì da Napoleone, quindi da parte francese e rivoluzionaria. Napoleone affermò che se si volesse trovare il vessillo della rivoluzione francese, questo lo si dovrebbe trovare nella musica di Mozart. Infatti finanziò l’esecuzione delle musiche di Mozart, ad esempio “Le Nozze di Figaro” a Mantova, a Milano e a Venezia.
[Gregorio Bardini]