UPAD, cultura e aggregazione dal 1966
L’Università Popolare delle Alpi Dolomitiche e le nuove frontiere del conoscere
Nella nostra società in rapido e continuo mutamento le esigenze del “conoscere” si arricchiscono di sempre nuovi bisogni. Da quasi sessant’anni UPAD è attiva nella nostra provincia con un’offerta culturale e una funzione aggregativa di grande importanza.
Per saperne di più della storia e della visione dell’Università Popolare delle Alpi Dolomitiche, incontriamo la direttrice di UPAD Elena D’Addio.
In quale contesto nasce UPAD?
UPAD nasce nel 1966 per rispondere alle esigenze di quell’epoca storica per il sostegno al recupero scolastico, prima per l’accesso ai diplomi di scuola superiore e successivamente per l’iscrizione all’università e lo svolgimento delle varie pratiche amministrative in collaborazione con vari atenei del Nord Italia. Più tardi UPAD fece nascere l’università popolare e della terza età con l’obiettivo statutario della promozione della cultura e della formazione, l’aggregazione, l’inclusione di persone e la partecipazione attiva più ampia possibile nella cultura intesa nelle sue diverse manifestazioni.
A che pubblico vi rivolgete?
L’attività proposta da Fondazione UPAD è rivolta agli interessati di tutte le età con l’intento prioritario di far acquisire e consolidare le competenze chiave per essere cittadini consapevoli e attivi, potersi formare una propria opinione sui grandi dibattiti e interrogativi che la società ci pone, nel confronto con esperti del territorio e altri cittadini alla pari. L’analisi dei vari target di utenza e un’offerta così ampia e diversificata consentono di rispondere in modo adeguato alle richieste e alle sollecitazioni di un pubblico sempre più esigente, attento e attivo anche nella formulazione dei propri bisogni di formazione e sviluppo.
L’offerta formativa è molteplice ed abbraccia le più svariate discipline. Ai settori culturali tradizionalmente trattati dall’agenzia, come le discipline umanistiche, la psicologia e la crescita personale, negli ultimi anni si sono aggiunte nuove aree di approfondimento, come l’informatica e la digitalizzazione, una scuola di scrittura creativa, percorsi di formazione per lo sviluppo di competenze manageriali, soprattutto per il Terzo Settore, spesso su incarico di enti pubblici.
In che modo è cambiata la vostra proposta negli anni?
UPAD ha riconvertito la propria attività a partire dagli anni Duemila, soprattutto dopo l’avvento dell’Università di Bolzano e la transizione digitale che ha reso di fatto meno appetibile la necessità di frequentare corsi universitari in presenza e di recarsi fisicamente presso le sedi universitarie di riferimento. Il cambiamento socio-demografico poi ha fatto sì che i senior (nonni) diventassero fondamentali per il welfare familiare, tanto che l’accudimento dei nipoti andasse ad occupare molto più tempo a disposizione degli over 65 rispetto al passato. Se di conseguenza alcune attività per la terza età diventano accessibili solo in età più avanzata, si crea il bisogno di altri servizi per la famiglia, che supportino la conciliazione con il lavoro che vede occupati ormai entrambi i genitori. Ecco perché poco più di dieci anni fa ci siamo rivolti anche alle famiglie e ai bambini, creando un settore ad hoc, costruendo negli anni un’équipe dedicata con pedagogisti, psicologi, educatori e altre figure specializzate. I bisogni di questo ambito sono in aumento e dopo il presidio nei centri urbani principali, Bolzano e Merano, le attività stanno iniziando a diffondersi in altre località della provincia, per ora a Terlano e Silandro, ma abbiamo richieste anche da Bassa Atesina e dalle valli.
Quali sfide e obiettivi pongono la società in cui viviamo oggi?
Le difficoltà dei più piccoli si ripercuotono, o a volte sono lo specchio, delle difficoltà più profonde che vivono i loro genitori. La precarietà nel lavoro, nel trovare a casa, o anche le paure e debolezze che prendono perfino chi ha una vita economicamente sicura, ricadono sul clima familiare. E la debolezza genitoriale è un altro dei grossi temi che bisogna affrontare lavorando con il mondo dei bambini. Per questo a fianco delle offerte tradizionali di formazione cerchiamo di creare momenti informali, come incontri aperti, sportelli di ascolto, occasioni conviviali, gite, circoli di studio e gruppi tra pari: spazi dove in modo spontaneo e senza timore di giudizio si possa parlare di sé, delle proprie passioni, o, come nel cerchio dei genitori, condividere gioie e difficoltà dell’essere mamme e papà oggi.
UPAD è poi sempre al fianco di associazioni ed enti che ne condividono la mission e i settori di intervento, essendo diventata nel tempo un punto di riferimento autorevole e affidabile non solo per i singoli ma anche per realtà del Terzo Settore ed enti pubblici.
La vostra utenza vi dimostra fedeltà negli anni?
Sì, sempre più cerchiamo di creare una continuità nel corso dell’anno tra chi frequenta un centro estivo, un nostro doposcuola durante l’anno scolastico o un laboratorio artistico o una gita. Una cosa molto bella inoltre è che molti dei nostri piccoli “soci” chiedono di poter lavorare come educatori nei centri estivi una volta maggiorenni, proseguendo un legame iniziato con UPAD in tenera età, e spesso intraprendono un percorso universitario e professionale in linea con questa esperienza. Questo è un circolo virtuoso che ci rende molto orgogliosi.
[Mauro Sperandio]