Il cambiamento nell’immutabile Fortezza
Fino al 4 giugno il Forte ospita “Mudaziun”, mostra del collettivo Unika
Fino al prossimo 4 giugno il museo provinciale del Forte di Fortezza ospita Mudazion, mostra dedicata al tema del cambiamento nei suoi plurimi aspetti secondo l’interpretazione del collettivo artistico gardenese Unika.
Incontriamo Esther Erlacher, responsabile dei progetti del Forte, per saperne di più del concetto della mostra e di quali particolarità caratterizzino l’imponente fortezza asburgica nella sua funzione di spazio espositivo.
Come nasce il concetto di questa mostra?
L’idea di presentare Unika come gruppo nella fortezza è nata all’interno dello stesso collettivo. Nel dicembre 2020, nel bel mezzo della seconda grande chiusura per la pandemia, sono stata contattata da Unika con il desiderio di organizzare una mostra in collaborazione con la Fortezza. Da quel momento in poi abbiamo avuto diversi scambi, si sono svolte varie riunioni con il consiglio di amministrazione e i soci, sono stati discussi possibili argomenti e sono state definite insieme le condizioni quadro e infine anche il tema centrale del “cambiamento”. Il tema si adatta molto bene alla fortezza. Secondo Eraclito, il cambiamento è l’unica costante della nostra vita. Il Forte di Fortezza ne è forse la miglior dimostrazione: progettato e costruito sotto gli Asburgo quasi 200 anni fa come parte di un vasto sistema di difesa, dal 2003 – con il ritiro dell’esercito italiano – ha perso completamente la sua funzione originaria. Mentre all’esterno la fortezza risplende ancora nella sua monumentale veste di granito, il suo interno è pervaso dalla quiete e rivela la sua funzione di luogo di scambio culturale e di dialogo tra storia (o storie) e arte contemporanea.
Quali sono le mutazioni al centro del lavoro delle artiste e degli artisti che porterete a Fortezza?
Alcuni hanno rivolto la loro attenzione alla propria carriera e allo sviluppo artistico, altri si sono interrogati criticamente sui cambiamenti che noi, come umanità, stiamo provocando e che hanno conseguenze di vasta portata: “Che cosa significa per me il cambiamento? E per lo spazio che mi circonda? Per la comunità e la società, per l’ambiente? Come posso contribuire personalmente al cambiamento? Sono pronto a lasciare la mia zona di comfort e posso davvero, come individuo, fare la differenza e avviare un cambiamento assumendomene la responsabilità o addirittura realizzare qualcosa di più grande?” Il nostro stile di vita, sempre più veloce e ingordo; la natura e le sue risorse, che sfruttiamo ogni giorno; i nostri interventi sulla natura, il cambiamento climatico, che avrà effetti ancora incalcolabili sul nostro spazio vitale e culturale, e infine la transitorietà: sono temi che non possiamo non affrontare. Fino a poco tempo fa attribuivamo la guerra, la violenza, l’oppressione e la distruzione ai grandi governanti del passato, mentre ora questi temi sono improvvisamente tornati di grande attualità. Pertanto, le domande poste dagli espositori non sono solo attuali, ma anche di grande importanza.
Quali caratteristiche dei lavori esposti si mostrano come particolari del contesto artistico e artigianale gardenese?
Vorrei piuttosto sottolineare le caratteristiche comuni a tutti loro o, con un’eccezione, che li accomuna: tutti hanno completato la loro formazione di base in Val Gardena, cioè hanno imparato da zero le arti e i mestieri - siano essi la scultura, la pittura su botte, la doratura o la tornitura del legno - in Val Gardena. La natura, le Dolomiti con le loro formazioni montuose uniche come fonte di ispirazione da un lato e la perfetta padronanza del rispettivo mestiere dall’altro, sono le caratteristiche speciali nel contesto artistico e artigianale gardenese.
Il Forte di Fortezza è una struttura originale e di imponente presenza. Quali accorgimenti richiede a chi ne cura le esposizioni?
La fortezza è davvero un edificio imponente. È la struttura storica più grande dell’Alto Adige. Per dare un’idea, la sua superficie totale è pari a quella di circa 10 campi da calcio. L’architettura è quasi interamente originale. L’intera area è sottoposta a vincolo di tutela architettonica, per questo motivo ci impegniamo a trattare le stanze e le mura storiche con rispetto e cura, poiché sono ricoperte di tracce degli ultimi 200 anni e raccontano numerose storie. Inoltre, per noi è importante che ogni mostra che organizziamo abbia una connessione con la fortezza e i suoi temi. L’arte e l’artigianato devono entrare in dialogo con i locali carichi di storia e costruire un ponte tra il passato e il presente. Non è importante che l’arte si subordini o entri in simbiosi, ma piuttosto che possa incontrare l’architettura, caratterizzata dal granito grigio e dai mattoni rossi, all’altezza degli occhi, invitando ad o stimolando un discorso. Ogni esposizione è sempre una nuova ed entusiasmante sfida.
Quale futuro e quali sviluppi, quali mutazioni appunto, si augura per Franzensfeste?
In qualità di curatrice responsabile dell’arte, mi auguro naturalmente che la fortezza continui a mantenere il suo carisma e il suo fascino e che continui ad attrarre nuovi visitatori, soprattutto giovani, curiosi e desiderosi di conoscere la storia di questa imponente costruzione. Vogliamo riuscire a usare l’arte per costruire un ponte da ieri a oggi e verso il futuro. E, soprattutto sullo sfondo dei disordini attuali, desideriamo che la fortezza possa continuare a godere di un’esistenza pacifica nei prossimi cento anni.
[Mauro Sperandio]