Cineforum Bolzano, impegno dal 1952
Il presidente Perugini: “Tanti progetti ma paghiamo la nostra libertà di critica”
Questo mese incontriamo Andreas Perugini, presidente del Cineforum Bolzano, istituzione che dal 1952 offre ai bolzanini la possibilità di esplorare le strade meno battute e forse più stimolanti della cinematografia, tra impegno, confronto e intrattenimento non banale.
Da oltre 60 anni il Cineforum Bolzano è bandiera della settima arte. A cosa si deve questa longevità?
Principalmente alla tenacia di quei soci che l’hanno portata avanti tra mille difficoltà. Oggi il direttivo dell’associazione è composto da ottimi elementi con diverse interessanti competenze. In generale abbiamo saputo aggiornare la formula mantenendo centrale il dibattito, la riflessione sulla materia Cinema non rinunciando mai a toccare temi anche scabrosi come quello della pornografia, che, per antonomasia, produce dibattito trattando il tabù e i confini stessi dell’arte cinematografica. Si può parlare di arte? No? Se ne è scritto tantissimo. Noi siamo riusciti a parlarne un po’. Infine, mostriamo quei film che disturbano qualcuno: da Citizen Berlusconi a Submission, da Love a Vaxxed.
In che modo l’impegno civile si manifesta nella vostra attività?
L’impegno civile emerge dalle tematiche affrontate, dai temi toccati dalle rassegne. Poi ci sono prezzi popolari e la volontà di organizzare iniziative per le famiglie come con CineBimbo, una rassegna a misura di bambino e che coinvolge tutta la famiglia, rassegna che solo negli ultimi anni, dopo un glorioso passato, è tornata centrale nella nostra programmazione stagionale.
Il pubblico si dimostra disposto a scoprire spettacoli più ostici, come avviene nel teatro cittadino?
Oggettivamente il pubblico fa fatica a seguire rassegne dedicate al cinema più sperimentale. È più facile richiamare il pubblico con film di impegno politico e sociale. Il settore teatrale però dispone di investimenti mille volte superiori. Spendendo centinaia di migliaia di euro in pubblicità si può riempire le sale con qualsiasi proposta, anche la più estrema e ostica. Questo dovrebbe essere un concetto chiaro a tutti, ma non è così. Insomma, a Bolzano per il teatro si investe tantissimo, nel cinema poco o niente. Potremmo avere un centro cinematografico di prim’ordine e potremmo tessere sinergie straordinarie. La cosa però interessa poco ai politici. Quando proponemmo di salvare il cinema Eden con un investimento di 30.000 euro l’anno, ci risposero che erano troppi soldi. Subito dopo ne spesero dici volte tanto solo per il container 19X19.
Che società mostra il vostro pubblico?
Il pubblico purtroppo invecchia, la sua età media si alza costantemente. Se da ventenne notavo una bella percentuale di pubblico di miei coetanei, mi sono accorto nel tempo che il pubblico invecchiava con me. Come tutto il pubblico del settore culturale, oggi, anche il nostro tende prevalentemente ai 40/50enni. Latitano i più giovani, che un tempo non mancavano, e continuano a latitare i più anziani, ed è un peccato che fatichiamo a coinvolgere sia gli uni che gli altri.
Quali sono le strade che il Cineforum intende percorrere nell’immediato futuro?
Oltre che a rafforzare CineBimbo, stiamo sviluppando il Cinema Open Air, che è stata anche questa una recente scoperta e che ammetto di aver snobbato per anni per la sua natura un po’ garibaldina e per l’impossibilità di poter sviluppare il momento del dibattito o del cinema impegnato. Ha però il grande fascino di recuperare spazi cittadini alla socialità e di portare la magia del cinema sotto le volte stellate, col brivido del maltempo pronto a rovinare la festa. Il Cinema Open Air è quasi un’installazione interattiva dove il pubblico è parte integrante dello spettacolo. Con la Biblioteca del Cinema stiamo continuando ad aumentare il patrimonio tanto da essere, per numero di titoli, forse il più grande centro audiovisivi della regione. Stiamo anche cercando di approntare la ventesima edizione del Rimusicazioni Film Festival, una rassegna unica al mondo nella sua formula poiché prevede la sincronizzazione di un film dell’epoca del muto con una nuova colonna sonora. Un vero gioiello anche questo poco valorizzato rispetto a quanto meriterebbe. Stiamo anche sempre al lavoro per spostare maggiormente l’asset dell’associazione dallo spettacolo alla didattica. I progetti e le idee certo non mancano, ma purtroppo non possiamo contare su un convinto appoggio istituzionale come succede per altri casi, e qui sicuramente paghiamo la nostra indipendenza politica e la libertà che ci siamo sempre presi di poter criticare le politiche culturali dei nostri assessori di riferimento. Un atteggiamento che non paga.
[Mauro Sperandio]