Alla Solis Urna tornerà a splendere il sole! Difficoltà e speranze raccontate dal vicepresidente dell’associazione di Salorno
Il sole a Salorno è molto prezioso, quasi sacro. Non a caso, il nome latino del paesino situato all’estremità meridionale dell’Alto Adige al confine con il Trentino celebra il sole (in latino sol) che sorge da un incavo tra la roccia molto simile ad un calice (urna) ed illumina le strade e le case sottostanti.
Uno scopo che si è prefissato anche l’associazione no profit locale Solis Urna, che da oltre 40 anni guida i giovani verso un futuro radioso. A fondare l’associazione nel 1978 vi era Sandro Appoloni, oggi vicepresidente di Solis Urna: “Inizialmente la nostra attività variava dall’allestimento di spettacoli teatrali, musicali e canori all’organizzazione di soggiorni educativi e ricreativi per bambini ed adolescenti. Nel corso degli anni, quest’ultimo aspetto è divenuto predominante e fondamentale. Le necessità e gli interessi di famiglie e ragazzi, ci hanno portato a lavorare molto in questa direzione”.
A segnare il cambio di rotta dell’associazione è stata la ristrutturazione di un edificio nella località trentina di San Lorenzo Dorsino. Con il sostegno finanziario del Servizio Giovani dell’assessorato alla Cultura italiana della Provincia di Bolzano, questa struttura è divenuta nel 1989 la “Casa Incontri” di Solis Urna. Un luogo in cui favorire l’incontro tra i giovani, attraverso l’organizzazione di soggiorni formativi e manifestazioni artistiche. La struttura, aperta tutto l’anno per gruppi locali ed extraregionali, può ospitare 34 persone ed è dotata di stanze da letto, sala mensa, sala polivalente, parcheggio, un’area all’aperto per giocare e una zona picnic con barbecue per le grandi mangiate estive. Senza dimenticare la posizione strategica, ideale come punto di partenza per passeggiate nei boschi, visite a parchi, musei ed escursioni nelle vicine Andalo, Fai della Paganella e Molveno. Il tutto tra risate e buona compagnia.
“La casa è nata per offrire al ragazzo un’esperienza a livello residenziale, dove si trova a vivere, mangiare e dormire con altre persone, instaurare dei rapporti, creare delle amicizie e condividere esperienze. Da questo ne sono conseguiti fantastici soggiorni marini e bellissimi gemellaggi con altre realtà italiane ed estere. Non sono io a dirlo, ma i ragazzi ed è ciò che più mi sta a cuore”, afferma Appoloni.
A confermarlo, un numero: oltre 85.000 presenze giornaliere nei 30 anni di attività e soggiorni presso la Casa Incontri. Un dato straordinario, ma che difficilmente avrà modo di crescere nei prossimi mesi.
“A febbraio è arrivato l’orco (ndr: il Covid-19) e ci ha messo in seria difficoltà. Nella stagione estiva si concentra il fulcro delle nostre attività e da giugno fino alle prime settimane di settembre avevamo 12 settimane già prenotate. Purtroppo le abbiamo dovute disdire tutte con un danno economico stimato di 25.000 euro. Una cifra importante per una piccola realtà no profit come la nostra, costretta anche ad importantissime spese per rendere ancora fruibile la casa in futuro. Stiamo valutando con le famiglie come coinvolgere i ragazzi di Salorno con proposte ed attività in massima sicurezza. Tuttavia, non nascondo che sono preoccupato”, commenta Appoloni. Un timore legittimo, come quello che affligge l’uomo nelle giornate più cupe. La speranza, però, è che presto alla Solis Urna torni a splendere il sole.
[Fabian Daum]
L’APPELLO DEL VICEPRESIDENTE
Nei mesi scorsi il vicepresidente di Solis Urna, Sandro Appoloni, ha scritto una lettera alla Ripartizione 40 della Provincia di Bolzano, evidenziando le difficoltà delle associazioni e delle strutture no profit sul territorio. La risposta non è ancora arrivata. Appoloni, quindi, lancia un appello:
“Nutro grande preoccupazione nei confronti delle strutture no profit locali come la nostra. È a rischio la loro sopravvivenza. Nessuno parla di queste realtà che si trovano oggi come non mai in una situazione critica, da far piangere. Non dispongono di grandi risorse, sono spesso povere e non hanno risparmi. Davanti a loro ci sono cifre spaventose se non vogliono chiudere e non possono vendere. Ci troviamo in una tagliola che rischia piano piano di distruggerci. Inoltre, c’è bisogno di maggiore formazione da parte degli operatori per offrire un servizio adeguato ai ragazzi. Sono spesso volontari che fanno del loro meglio, ma mancano di fondamenta culturali per essere incisivi sul giovane. Pensiamo a queste strutture perché in caso contrario neghiamo ai giovani una grande opportunità: socializzare. I ragazzi lo devono fare anche quando dormono, 24 ore su 24. Se chiudono queste strutture, verrà a mancare un tassello importante dell’educazione all’infanzia e all’adolescenza. Pensiamoci”.