Dal sogno del tennis alla passione per l’arte
Antonio Dalle Nogare ha creato nel 2018 la Fondazione che porta il suo nome
Antonio Dalle Nogare, noto imprenditore nel campo dell’edilizia, coltiva sin da giovane una grande passione per l’arte contemporanea. Nel tempo il suo interesse si spinge oltre il mero collezionismo e si anima del desiderio di condividere questa sua passione.
In questo segno, nel 2011 Antonio Dalle Nogare inaugura la sede – pregevole opera architettonica che dà lustro alla zona della funivia di S. Genesio - di quella che nel 2018 diventerà la fondazione che porta il suo nome, e che si distingue per l’impegno a sostenere giovani artisti, progetti sociali, di divulgazione e formazione.
Dalle Nogare, come nasce la sua passione per l’arte contemporanea?
La mia prima passione in realtà è stata il tennis. I primi anni della mia vita li ho dedicati a questo sport, con la speranza di poter giocare come professionista. Purtroppo all’età di 18 anni il mio sogno si è infranto e ho quindi fondato la Dalle Nogare Costruzioni. Dirigere un’impresa immobiliare richiede tanto tempo e dedizione, a volte può essere molto stressante. Mi serviva una via di fuga, una valvola di sfogo dal mio lavoro, che potesse in qualche modo sostituire il tennis. L’arte all’inizio per me è stata questo. Il tempo che dedicavo a visitare mostre, studiare cataloghi e conoscere artisti mi permetteva di continuare a sognare e ampliare i miei orizzonti. Oggi l’arte contemporanea è parte della mia vita e del mio quotidiano, non potrei più vivere senza.
Cosa l’ha spinta a creare la Fondazione che porta il suo nome?
La Fondazione nasce nel 2018 per condividere con il pubblico locale ed internazionale lo straordinario edificio progettato dagli architetti Walter Angonese e Andrea Marastoni. Già nel 2012 abbiamo iniziato l’attività espositiva ospitando mostre temporanee, artisti e conferenze, ma è dal 2018 con la nascita della Fondazione che la missione del museo si realizza a pieno. Ospitiamo quindi una mostra di produzione che inaugura ogni autunno: gli artisti vengono in Alto Adige e realizzano opere nuove basate proprio sul loro confronto con questo territorio e la sua storia. In primavera invece allestiamo retrospettive di artisti più storici. Infine, un venerdì sera al mese prolunghiamo l’orario di apertura e la Fondazione si apre a concerti di musica sperimentale, conferenze di architettura, letture artistiche… Un programma pubblico che abbiamo chiamato “Fondazione Live”, proprio con l’idea di rendere vivo questo luogo.
Nel tempo, con i loro interventi, gli artisti hanno lasciato il loro segno nella casa, che è uno spazio aperto al pubblico. Le piace l’idea che la sua “creatura” abbia una vita propria?
Moltissimo. È per me un enorme piacere poter condividere questo spazio e queste opere con chiunque sia interessato. Sono profondamente convinto che l’arte contemporanea sia un modo per leggere e capire meglio il mondo in cui viviamo, e spero che chi viene a visitarci ne tragga molti spunti interessanti.
In una società che mostra anche profonde lacerazioni, la bellezza può esercitare il suo potere salvifico?
Penso che la bellezza di per sé non sia un punto cardine nell’arte contemporanea – anche se, pur trattandosi sempre di arte, l’estetica rimane un aspetto importante. Come dicevo prima, l’arte contemporanea – e soprattutto quella concettuale, a me molto cara – ci costringe ad interrogarci e a porci delle domande. A volte scomode, a volte importanti, a volte meno – costituiscono sempre un punto di partenza per un percorso di maturazione e crescita personale. In questo, secondo me, sta il vero potere salvifico dell’arte.
I giovani artisti mostrano spesso una “compiacente cautela” che li porta ad accomodare piuttosto che provocare. Come collezionista, mecenate e divulgatore, cosa si augura di vedere nella scena artistica locale e internazionale?
Ritengo che non si possa veramente considerare artista chi preferisce percorrere strade già intraprese da altri. Un format espositivo a me molto caro tra quelli adottati nella Fondazione è proprio quello delle mostre di produzione, le quali prevedono che un giovane artista emergente internazionale sia invitato a realizzare opere nuove, che si confrontano e interfacciano con il nostro territorio. È per me un immenso piacere prendere parte all’intero percorso di produzione di un’opera d’arte, dalla sua concezione alla sua realizzazione al suo allestimento. Qui si vede di che pasta è fatto un artista, e vengono fuori le vere energie creative, che possono e devono essere solo individuali.
[Mauro Sperandio]
MOSTRA TEMPORANEA DI PETER WÄCHTLER
Gli ampi e luminosi spazi espositivi della Fondazione Antonio Dalle Nogare ospitano attualmente la mostra Up the Heavies dell’artista tedesco Peter Wächtler, curata da Vincenzo De Bellis.
I lavori esposti, che danno vita ad un progetto pensato appositamente per il contesto espositivo e ispirati a quello altoatesino, comprendono opere scultoree, fotografiche, pittoriche e video, che ben rappresentano l’eclettismo di Wächtler e si mostrano strumentali al suo approccio narrativo. La “storia” narrata, sospesa tra realtà, immaginazione, concretezza della cultura popolare ed evanescenza dell’immaginifico, mostra al pubblico innumerevoli strade tra interiorità ed esteriorità, riflessione e manifestazione. La mostra è visitabile il venerdì dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 18. L’ingresso è gratuito.