Una storia di successo nata nel formaggio
Il Centro culturale San Giacomo è un punto di riferimento per la frazione
Zona periferica di Laives? Quartiere isolato di Bolzano? Per molti anni San Giacomo è stato considerato come un semplice luogo di transito per raggiungere una delle due città altoatesine.
Gli stessi residenti ammettono di avere qualche difficoltà a delimitarne i confini. Nel corso degli anni, tuttavia, ha iniziato a godere di sempre maggiore notorietà, soprattutto grazie alle attività e agli eventi organizzati dal Centro culturale San Giacomo. Conferenze, concerti, serate informative, mostre e spettacoli, hanno reso quel semplice luogo di transito un punto di riferimento culturale per Bolzano e la Bassa Atesina.
L’associazione nasce nel 1982 e la sua prima sede era un ex deposito di formaggi. I suoi fondatori Tina Feller, Renato Panizza e Bruno Barchetti ricordano ancora oggi l’odore poco gradevole del formaggio, nonostante le grandi pulizie. In quella sede nacquero le prime iniziative: un concorso fotografico, conferenze, mostre, corsi di musica e gite in montagna. Nonostante i luoghi non sempre confortevoli in cui venivano allestiti i vari eventi (come il corridoio della scuola o il cortile della Chiesa durante le fredde giornate invernali), la risposta da parte della comunità fu molto positiva. Ciò spinse il Centro culturale ad allargare i propri orizzonti, intensificando la propria attività anche in ambito teatrale con la fondazione della compagnia Strapaés e chiedendo al Comune una sede fissa in cui ospitare il tanto pubblico sempre presente. Nonostante le prime risposte negative, l’allora presidente Tina Feller si prodigò con manifestazioni in piazza e cortei popolari affinché venisse costruito un teatro a San Giacomo.
Dopo numerosi anni di attesa, tra approvazione del progetto, espropri, cavilli amministrativi e burocratici, nel 2008 il tanto sospirato teatro venne consegnato alla popolazione di San Giacomo. In quello stesso anno fece il suo ingresso all’interno del Centro culturale Mara Da Roit, coordinatrice eventi e programmazione, addetta alla comunicazione e membro del direttivo, alla quale abbiamo chiesto cosa rappresenta oggi il Centro culturale per San Giacomo e per l’Alto Adige.
Mara, su cosa si basa oggi la vostra proposta?
Noi proponiamo cultura di qualità in tutte le sue forme, attraverso conferenze, approfondimenti artistici, escursioni ed eventi musicali. Questi ultimi sono stati leggermente ridotti per lasciare spazio alle altre forme d’arte, premiando sempre l’originalità dei progetti e il loro risvolto culturale e sociale. Sul piano conferenziale, i nostri ospiti hanno sempre saputo arricchire egregiamente la nostra varietà di temi. Dalla geopolitica alla salute, dal negazionismo ai cani da valanga, tutto ciò che è un arricchimento per la comunità, noi lo trattiamo. È qui che trova spazio la nostra missione.
Vale a dire?
Rappresentare una risorsa per la comunità, rendendo la cultura accessibile a tutti. Il nostro obiettivo è garantire una comunità migliore permettendole di informarsi. Oltre all’arricchimento culturale è importante evidenziare la valenza sociale. È molto gratificante vedere che le persone al termine di una conferenza formino dei gruppetti, interagiscano fra loro scambiandosi opinioni. Una forma di condivisione che rappresenta la perfetta unione tra cultura e socialità.
Senza dimenticare che tutto ciò che proponete è a ingresso libero e organizzato da volontari...
Esatto! Accettiamo offerte, ma è una scelta del pubblico la cifra che vuole elargire. Nonostante non siamo dei professionisti, garantiamo un servizio e una proposta professionale e di qualità. Non nascondo che fa enorme piacere quando le persone si congratulano con noi per l’originalità dei nostri eventi. La nostra forza è sempre stata il “materiale umano”, costituito dall’affetto del pubblico e dall’impegno dei nostri volontari. Il nostro staff è composto da 11 persone, a cui si aggiungono gli amici del Centro. Anzi, se altre persone o realtà dell’associazionismo vogliono darci una mano, sono tutti benvenuti.
La disponibilità degli spazi ha rappresentato un grande problema nel corso della storia dell’associazione. Con il nuovo teatro tutto si è risolto?
Soltanto in parte. I grandi eventi vengono allestiti all’interno del teatro. Sono grata alla determinazione di Tina Feller che ha combattuto tanto per una struttura bellissima, progettata dall’architetto Giorgio Cattelan, oggi nostro presidente. Non tutte le nostre conferenze, però, possono usufruire del teatro. Presso la Casa delle associazioni disponiamo di una saletta per l’organizzazione di eventi, e se si è disposti a stare un pochino stretti possono starci fino a 50 persone. Quasi sempre, però, sono molte di più. L’augurio per il futuro è quindi di poter usufruire di uno spazio intermedio tra la nostra saletta ed il teatro. Così da poter essere una risorsa ancora migliore e per tutti.
[Fabian Daum]