Piccolo Teatro di Merano, in scena dal 1955
Intervista al regista Romano Cavini: “Facciamo cultura e aggregazione”
Da oltre sessant’anni il Piccolo Teatro di Merano “Mario Tartarotti” porta sui palcoscenici cittadini, ma non solo, i suoi spettacoli. La prima compagnia teatrale amatoriale di lingua italiana della città del Passirio, forte di un organico di una trentina di persone, tra attori e tecnici, raccoglie da sempre ampio consenso dal pubblico e riconoscimento nei concorsi.
Della storia del Piccolo Teatro parliamo con Romano Cavini, direttore e regista della compagnia.
Come nasce il Piccolo Teatro di Merano?
Il sodalizio nasce nel 1956 grazie alla grande passione per il teatro di Mario Tartarotti (nella foto piccola) e Clemente Casagrande, suo suocero. L’impronta data a questa attività, il loro grande amore per quest’arte ha permesso, nel tempo, di dare stabilità al Piccolo Teatro di Merano e ottenere grandi risultati.
In una provincia dalla composizione eterogenea, dove non esiste un dialetto condiviso, pensa che la vostra attività abbia svolto una funzione unificante?
Credo di sì. Vedo che in occasione delle nostre rappresentazioni nei teatri cittadini, ma non solo, accorre sempre un pubblico affezionato e di varia provenienza, che trova nel teatro un terreno comune.
Di fronte ad un uditorio così variegato, quali sono i criteri per la scelta dei testi da portare in scena?
La scelta dei copioni è un qualcosa di sempre complicato e difficile. Le esigenze da soddisfare sono due: scegliere testi che siano anche divertenti e che, con la nostra disponibilità di attori e attrici, possano essere messi in scena. Senza dimenticare che la nostra è una compagnia amatoriale e, dunque, con risorse limitate. Siamo stati bravi nel tempo a proporre spettacoli che hanno avuto particolare presa sul pubblico, titoli “classici” quali Niente sesso, siamo inglesi, Fiore di cactus, Chiave per due e anche testi come I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano di Dario Fo.
Grazie ai “classici” che ha citato avete raccolto consensi anche fuori dal nostro territorio...
Vero. Siamo stati ammessi alle fasi finali di concorsi teatrali nazionali quali quello di Sirmione, Fasano di Brindisi, Pordenone, Trento, Lignano e Offida. Esperienze che danno lustro e incoraggiamento alla compagnia.
Nella sua duplice veste di direttore e regista, quali particolari qualità si sente di riconoscere alla categoria degli attori amatoriali?
Dagli attori professionisti c’è sempre da imparare e, personalmente, assisto sempre con interesse agli spettacoli delle grandi compagnie. Agli attori amatoriali va riconosciuto però il merito di agire solo ed esclusivamente perché animati dalla passione, visto che non ricevono compenso economico. È la sola magia del teatro che li ripaga del loro impegno ed io, come regista, devo motivarli proprio alimentando questo “fuoco”.
Quali sono le difficoltà che si trova ad affrontare nel suo ruolo?
Se penso all’impegno con cui mi confronto da quando ho assunto la guida della compagnia, devo premettere che l’attività teatrale non è solo un momento di cultura, ma anche di aggregazione. Lo stare assieme, accomunati da un interesse così particolare, richiede la capacità di agire in maniera armoniosa, capacità che va coltivata. Al regista tocca l’onere di assumersi delle decisioni, che io cerco siano sempre il più possibile condivise, ma che si confrontano anche con i continui ricambi nell’organico, tipici delle compagnie amatoriali.
Quanto sono impegnati i vostri attori per la messa in scena di uno spettacolo?
Ci vogliono mediamente almeno quattro mesi, con due prove alla settimana che si tengono alla sera, quando attori e attrici sono liberi dal lavoro. Si tratta di un grande impegno, ma noto che i membri della compagnia arrivano talvolta stressati e nervosi e in pochi minuti si rilassano e divertono.
C’è interesse da parte dei giovani?
Direi di sì. Sono stato contattato da varie ragazze, in numero maggiore rispetto ai loro coetanei, che vorrebbero avvicinarsi all’attività teatrale ma che hanno dovuto rinunciare perché già oberate da vari impegni. Le porte della nostra compagnia sono sempre aperte a chi vuole entrare in questo mondo così affascinante.
La vostra attività non è circoscritta al solo palco.
Collaboriamo con le scuole, proponiamo recital di poesie e abbiamo partecipato a rievocazioni di vicende storiche. Prima del lockdown, su invito dell’Azienda di soggiorno di Merano abbiamo organizzato con successo all’Hotel Terme e al City Hotel una lettura di poesie dedicata al tema dell’amore, con testi di Federico García Lorca, Pablo Neruda, Jacques Prévert e Alda Merini. Esperienza ripetuta lo scorso 12 settembre nel Circolo anziani di Maia Bassa, con un accompagnamento musicale e i balli della scuola di danza Only Dance.
[Mauro Sperandio]