Fondazione Sparkasse: investire in cultura
Letizia Ragaglia: “Così si creano gli anticorpi contro i sovranismi vigenti”
Il territorio della provincia di Bolzano spicca per un articolato e diffuso fermento culturale e sociale. Oltre all’incontro tra due lingue e culture, che presta già l’occasione per la scoperta e la riflessione, si aggiungono le tante realtà associative e le qualificate istituzioni impegnate nell’offrire alla popolazione servizi che spaziano dalla beneficienza alla ricerca, dall’arte alla formazione.
In questo contesto assume un ruolo di particolare rilevanza e prestigio la Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, sostenitrice attiva e presente di quei settori che producono per la società un’incommensurabile ricchezza, anche se non economica. Per sapere di più sulla storia e l’impegno di questa alma mater altoatesina incontriamo Letizia Ragaglia, vicepresidentessa della Stiftung Südtiroler Sparkasse.
Una domanda forse ingenua: perché una banca, come la Cassa di Risparmio, ha dato vita ad una fondazione?
La devo correggere: non è la banca che ha dato vita alla Fondazione, bensì l’ente creditizio storico, cioè la Sparkasse, che è nata per volontà della cittadinanza oltre 165 anni fa e nel 1992 con atto normativo è stata trasformata in Fondazione. In seguito, la Fondazione ha scorporato il ramo bancario creando una apposita società per azioni, nominata Cassa di Risparmio di Bolzano spa – Sparkasse AG. L’originaria Cassa, spogliatasi dal ramo aziendale bancario, è stata ribattezzata in “Fondazione – Stiftung Sparkasse”. La Fondazione, ente non commerciale, è proprietaria della spa, ma per la stessa normativa “trasformativa” e per statuto non può occuparsi di attività creditizia, ma focalizza la propria attività esclusivamente in quei rami di interesse collettivo che in precedenza furono seguiti dall’ente creditizio, ovvero nella filantropia.
Senza nessuna malizia: investire nel proprio territorio in cultura e sociale, è “economicamente strategico”?
Cito il nostro statuto: “La Fondazione svolge la sua attività sostenendo iniziative di rilevanza strategica per il futuro, nell’interesse generale delle comunità di riferimento”. Mi preme sottolineare le tre parole “rilevanza strategica per il futuro”: sono fermamente convinta che la sostenibilità di un territorio si misuri anche nella sua “salute” culturale e sociale. È un messaggio forte, che dobbiamo dare alle giovani generazioni. E mi permetta una battuta: l’investimento nella cultura e nel sociale crea dei necessari anticorpi contro i sovranismi vigenti.
In questo preciso momento storico, quali sono i settori che più considerate opportuno sostenere?
Ogni Fondazione bancaria sceglie degli ambiti in cui ritiene più opportuno investire. Nel caso della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, i settori sono arte e cultura, ricerca scientifica e tecnologica, beneficenza, filantropia e impegno sociale, ambiente, formazione. Ciò detto, negli ultimi anni nell’ambito del consiglio di amministrazione così come nell’ordine di indirizzo si è profilata la volontà di essere sempre più incisivi sul futuro del territorio. In questo senso, si cerca di privilegiare progetti che mirano a un sostegno concreto di una società che diventa sempre più “anziana”, e quindi progetti dedicati alla formazione dei giovani e alla tutela del nostro ambiente.
Molti dei progetti da voi finanziati spiccano per coraggio e originalità: quanto contano ancora l’audacia e la lungimiranza nel settore della cultura?
Penso che contino in ogni settore! Credo che l’audacia non debba essere necessariamente associata a qualcosa di rischioso, ma piuttosto alla voglia di crescere, di superare l’abitudine per migliorare dei risultati già ottenuti. La lungimiranza è sinonimo di una visione: una visione è la base per sviluppare dei progetti concepiti all’interno di una rete e di sinergie sempre più necessarie.
Sono varie le vostre iniziative a sostegno degli studenti. Quali obiettivi e sfide riserva per il futuro questo delicato settore?
Oggi le possibilità per gli studenti sono apparentemente tantissime, direi quasi infinite. Forse così tante da perdere la bussola e non riuscire ad orientarsi. Inoltre, non tutte sono parimenti accessibili.
La sfida da affrontare è offrire, da un lato, delle modalità di orientamento e dall’altra ampliare l’accessibilità, offrendo possibilità di sostegno e sussidio.
[Mauro Sperandio]