Il ritorno del vinile dedicato a Micheletti
Il nuovo libro di Paolo Carnevale e il disco inedito del grande chitarrista
Lo scrittore “Paolo Crazy” Carnevale, papà del detective Manni Franzensfeste, è tornato in libreria dopo la recente avventura dei “Byrds” con il libro Vinili(dolo)mitici (edizioni riff), riportando in vita ricordi di musicisti locali. Tramandatore di storie che rischiano di andare perdute, il suo è un viaggio che nasce dall’esigenza viscerale di mantenere in vita la musica.
Paolo, quali musicisti o personaggi ci sono in questo nuovo libro?
Il libro prende le mosse da un disco del 1979 mai pubblicato, registrato dal chitarrista bolzanino Enrico Micheletti, ma racconta anche le gesta viniliche di tutta una serie di personaggi della scena musicale locale: dagli anni ‘60 in poi, concentrandosi in particolare sull’era pre-digitale, quando fare un disco non era cosa di tutti i giorni. Ci sono artisti e gruppi che hanno avuto la fortuna di potersi cimentare professionalmente a livello nazionale, come Emilio Insolvibile, gli Skanners, Mike Farjria, ma c’è spazio per tutti, inclusi quei musicisti che sono riusciti a fare un disco, o più d’uno, pur rimanendo nel più ristretto ambito locale, come Andrea Maffei e la sua Spritz Band, gli Stary Most, la Statale 17, gli Emphasis, giusto per fare qualche nome. Naturalmente poi c’è spazio anche per quelli altoatesini che con la musica hanno fatto fortuna via da qui, come Moroder o Franco D’Andrea.
Come è nato questo libro, da dove sei partito?
Tutto è cominciato quando ho avuto modo di ascoltare una copia masterizzata su CD del disco inedito di Micheletti. Sono rimasto colpito dalla bellezza di quanto lui e Klaus Tengler (suo partner nel progetto) avevano fatto. Mi è sembrato un peccato che un disco così fosse rimasto nel cassetto, ma l’impossibilità di trovare i permessi per farlo uscire mi ha convinto a scriverci su un libro, per provare a smuovere le acque, e ho trovato in Paolo Izzo e nelle sue edizioni riff la casa giusta per questo libro. La storia è affascinante e sono riuscito a parlare con quasi tutte le persone che sono state coinvolte con l’Hard Time Blues Band, da chi ci ha suonato prima e dopo la registrazione, incluso il discografico veneto che doveva pubblicarlo. Manca purtroppo la voce di Enrico che è scomparso nel 2008, però ho trovato i giornali specializzati dell’epoca in cui il gruppo ed Enrico venivano osannati come la miglior formazione italiana di rock-blues. E poi Giorgio Fait mi ha consentito di usare le sue bellissime foto d’epoca, autentico valore aggiunto del libro.
La situazione attuale che stiamo vivendo, il distanziamento sociale e l’emergenza Covid-19: come influenzerà secondo te l’approccio alla musica?
L’unica certezza al momento è che l’emergenza sta mettendo in ginocchio la musica dal vivo, non solo per chi lavora suonando, ma anche per tutti quei lavoratori che orbitano intorno ai concerti, dagli organizzatori ai fonici ai gestori delle sale. All’inizio della pandemia abbiamo visto un proliferare di belle iniziative con gruppi estemporanei di artisti che hanno registrato brani da casa per postarli poi su YouTube o sui social. Con cose molto ma molto simpatiche e riuscite, ma la musica dal vivo è qualcosa di diverso.
È da un po’ che non scrivi più narrativa: come mai?
Per scrivere di narrativa ci vogliono idee, storie. Al momento qualche idea mi frulla anche in testa ogni tanto e prima o poi qualcosa verrà fuori, ma non so quando sarà, In realtà qualcosa ho anche scritto, un racconto a quattro mani col mio socio Daniele Barina ed un altro con protagonista il detective Franzensfeste… Anzi ci sono almeno quattro o cinque racconti inediti di Franzensfeste, ma non abbastanza da farne un libro.
A cosa stai lavorando?
Al momento sto collaborando ad un progetto epistolare a cura della SAV, l’associazione degli Autori Sudtirolesi: la scrittrice meranese Barbara Ladurner ed io siamo stati estratti per essere i primi a parteciparvi: le lettere vengono pubblicate sui siti delle due associazioni col titolo di Cara Roberta. Ein Briefwechsel zwischen Unbekannten in ungewöhnlichen Zeiten.
Questo libro riflette le tue due grandi passioni?
Già, scrittura e musica sono le mie due grandi passioni, mi sono sempre ritenuto un narratore e anche quando scrivo di musica o ne parlo per radio il mio approccio è sempre quello del raccontare una storia, quello che mi attira è andare a scoprire le storie che ci sono dietro la musica e i musicisti, senza scadere nel gossip. Mi interessano le storie vere, sia della musica locale come Radio Tandem, o quella internazionale dei Byrds che ho raccontato nel 2018 in un libro scritto insieme a Raffaele Galli. Forse è proprio questo mio approccio allo scrivere che non mi fa sentire in colpa per aver messo temporaneamente la narrativa a riposo.
[Matthias Graziani]
CHI È PAOLO “CRAZY” CARNEVALE
Classe 1962, è autore delle avventure del detective Manni Franzensfeste: Indagini e raffreddori di Manni Franzensfeste”(Sperling & Kupfer 2001), “Il cuore nero di Manni Franzensfeste” (Traven 2005), “L’amaro caso di Ray Mazzarino” (Traven 2007). Con Daniele Barina ha pubblicato il romanzo “Macahity” (alphabeta 2010) e “Alta fedeltà” (alphabeta 2015) opera di ricerca sulla musica prodotta a Bolzano e dintorni dagli anni cinquanta in poi. È autore di Tandem. 40 anni di radiofonia e informazione fuori dal coro (Edizioni Riff 2017) e L’avventura dei Byrds. Epopea e mito del suono californiano con Raffaele Galli (Arcana Edizioni 2018), nel 2019 ha curato con Dominikus Andergassen e Martin Hanni il volume Occupato/Besetzt – 40 anni dopo (alphabeta), dedicato all’occupazione dell’Ex Monopolio Tabacchi.