Gregorio Bardini, musica e sciamanesimo
Intervista al flautista, compositore e saggista altoatesino d’adozione
La formazione in ambito classico costituisce per il flautista, compositore e saggista Gregorio Bardini la solida base per esplorare altri territori. Il musicista di Revere che vive a Lana da vent’anni lo fa sin dall’adolescenza, quando ebbe la ventura d’essere selezionato dai Tuxedomoon di Blaine Reininger e Steven Brown nell’orchestra da camera che accompagnava il loro tour italiano.
Le sue incursioni nell’elettronica, nella contemporanea e nella musica tradizionale sono ampiamente disponibili su YouTube, e i suoi saggi, vale a dire Musica e sciamanesimo in Eurasia (Barbarossa editore, Sinergie, Milano 1996) e Padre Komitas – Musica e spiritualità armena (Simmetria, Roma 2006), sono tuttora reperibili. Già membro del gruppo di musica industriale Tomografia Assiale Computerizzata, Bardini ha all’attivo, tra album suoi e partecipazioni, una quindicina di registrazioni.
Le origini mitiche del flauto ci portano al fiume e dunque alla tua nascita. Come al grande Pan che inseguiva la ninfa Siringa restò solo un ciuffo di canne da abbracciare su una riva, così tu hai preso questo strumento?
Ho scelto di studiare flauto traverso “casualmente”, in quanto alla scuole medie annesse al Conservatorio di Mantova restava solo un posto disponibile per questo strumento. Io sono di Revere, paesino in riva al Po a una quarantina di km da Mantova, e volevo frequentare una scuola in città per seguire un amico. Lo strumento scelto per obbligo e per caso si è rivelato invece un grande amore. Forse nella “non scelta” c’è qualcosa di mitico e di sacrale che richiama la connessione tra il flauto e l’acqua, e quindi al legame ancestrale che ho col Po per via di sangue. Nella mia famiglia paterna, oltre che essere tutti suonatori, si possono annoverare mugnai di mulini natanti, pontieri e calafati.
Musicista classico, frequenti da sempre anche altri territori, con i Tuxedomoon, con il bassista dei Crisis e poi Death in June Tony Wakeford e con Steve Piccolo dei Lounge Lizards: è un tentativo d’evasione o un continuum figlio di una visione cosmologica dei linguaggi musicali?
Più che una evasione l’ho sempre considerata una militanza. Ho vissuto in prima persona l’epoca del punk, della new wave, del dark… Ho organizzato feste e concerti, ho suonato in gruppi di questi generi musicali, condotto trasmissioni radiofoniche, fondato e collaborato a fanzine. L’apprezzamento di differenti generi musicali non è mai stato un problema per me, né in passato né attualmente. Si tratta esattamente, con le tue parole, di una visione cosmologica di tutti i linguaggi musicali.
Laureato in Filologia ugro-finnica con una tesi su musica e sciamanesimo in Eurasia, ora pubblicata in forma di saggio: cosa c’è dietro?
Lo sciamanesimo è l’espressione più antica della spiritualità dell’uomo, la manifestazione più arcaica di ciò che autori come Renè Guènon chiamano la Tradizione Primordiale. Lo sciamano “sciamanizza” tramite la musica, grazie al tamburo. L’estasi sciamanica e la guarigione, in quanto lo sciamano è anche un terapeuta, sono realizzabili solo tramite l’esperienza acustica che rimanda, in illo tempore, al suono primordiale o al verbo creatore. In tutte le cosmogonie delle grandi religioni troviamo infatti che fu un suono o un fenomeno vibratorio (suono/luce) a creare l’universo. Nel mio studio mi sono occupato segnatamente del rapporto tra musica e trance sciamanica e delle sue divergenze dalla trance di possessione.
L’altra tua grande inclinazione è quella per la musica armena: il compositore padre Komitas Vardapet si spese prima del drammatico genocidio del suo popolo operato dai turchi nel raccogliere le tracce più antiche di quella cultura musicale, alla quale hai dedicato un cd e un saggio…
Mi sono avvicinato alla figura di Komitas (Soghomon Soghomonian) sia perché amo la musica popolare armena sia per la mia passione per il canto liturgico e per la liturgia in generale. Komitas infatti fu anche un autore di musica sacra e un paleografo musicale di importanza capitale. Dato che questo personaggio è stato anche un ottimo compositore di musica classica ispirantesi al folclore del suo popolo e nel contempo una sorta di vittima e simbolo del genocidio armeno, non potevo non esserne attratto. Dalle prime ricerche coi padri mechitaristi di San Lazzaro a Venezia è partita l’avventura in un mondo musicale che credo mi abbia influenzato, a livello inconscio, anche sul piano compositivo.
Mi ha colpito la frase di Ziya Gök Alp nel saggio su Komitas: oggi ci troviamo dinanzi a tre tipi di musica, musica occidentale, musica orientale, musica folklorica. Ti pare una definizione ancora valida?
Non credo che lo schema di Ziya Gök Alp si possa applicare alla situazione odierna. Ormai nel mondo globalizzato (in fase terminale?) stiamo assistendo a una fase accelerata di fusioni e rimescolamenti di tutti i generi dove Oriente e Occidente, musica colta e non, sono concetti largamente superati. Nella musica contemporanea si osservano i “sintomi” culturali”, avrebbe detto Sedlmayr, della nostra società “liquida”.
A cosa stai lavorando come compositore?
Ultimamente mi sto dedicando a composizioni di musica elettronica. Il prossimo progetto sarà un album in collaborazione con Paolo Longo Vaschetto, musicista rodigino con cui ho già lavorato in passato, sia dal vivo sia in studio. Si tratterà quindi di una ripresa di “Sezione Aurea”, album prodotto nel 2001 dall’etichetta discografica Arxcollana di Milano.
[Daniele Barina]
CHI È GREGORIO BARDINI
Gregorio Bardini (*1966) si è diplomato in flauto traverso presso il Conservatorio di Parma e laureato al DAMS di Bologna. Si è perfezionato con flautisti di fama mondiale quali Severino Gazzelloni, Peter-Lukas Graf, Andras Adorjan, Janos Balint, Maxence Larrieu, Sam Most. Ha studiato canto gregoriano con Fulvio Rampi, composizione con Sylvano Bussotti, improvvisazione jazz con Gianluigi Trovesi e musica ambientale con Albert Mayr.
Dal vivo ha suonato con i Tuxedomoon, Steve Piccolo (Lounge Lizards), Tony Wakeford (Death in June) e Savage Republic.