Il virtuoso del fingerpicking
Marc Perin propone un mix di flamenco percussivo e fingerstyle classico
È possibile suonare una chitarra acustica nello stile del fingerpicking senza essere minimamente passati dal blues americano degli anni Trenta o, quantomeno, dal folk inglese degli anni Settanta? A quanto pare sì.
Ci è riuscito Marc Perin, virtuoso da Monguelfo-Tesido, classe 1993 e già con tre cd all’attivo, l’ultimo dei quali - Grow - sarà presentato al Piccolo Teatro Carambolage di Bolzano venerdì 1° aprile alle ore 20. I primi due lavori si trovano su tutti i portali, Spotify, Bandcamp, I-Tunes, inoltre di un canale tutto suo su YouTube (Marc Perin guitarlesson), dove insegna la sua tecnica strumentale. Non pago, il 15 aprile al cinema Astra di Bressanone avrà l’onore di aprire il concerto del celebre chitarrista elettrico australiano Frank Gambale.
Com’è cominciata la tua passione per la chitarra e a chi senti di dovere qualcosa?
Mi hanno influenzato tantissimo Tommy Emmanuel e Andrea Valeri, chitarrista italiano bravissimo, come anche Franco Morone. A 10 anni mio padre ha portato a casa una chitarra perché voleva imparare a suonarla, poi non è che sia andato tanto avanti, ma quello strumento era in casa e mi affascinava, al punto che ogni tanto me lo chiudeva a chiave nell’armadio.
Con quali ascolti ti sei formato?
Non è che abbia mai avuto un gusto preciso da giovane, quello l’ho maturato in seguito. In casa piaceva molto Adriano Celentano e così a me. Ho ascoltato cantautori finché un amico a quattordici non mi ha fatto sentire Nirvana, Metallica, System of a Down, Green Day, Linkin Park, Red Hot Chili Peppers e, di questi ultimi, sono davvero diventato un grande fan. A definire la mia strada nella musica, comunque, ha contribuito ancora mio padre che registrò una cassetta di Rodrigo y Gabriela (ndr: Rodrigo Sánchez e Gabriela Quintero, duo messicano di chitarre...) ricordo ancora il momento in cui me la portò in camera e mi disse d’avere qualcosa che poteva piacermi. Poi se n’è pentito...
A un anziano daresti l’impressione di muoverti tra nuevo flamenco e new age music: tu che dici?
Provo a fare un mix tra il flamenco percussivo e il fingerstyle classico da suonare con il thumbpick, il plettro da pollice. Nel mio primo cd Life-Metronome si sente la predilezione per lo stile percussivo e le accordature aperte, con un drop del mi basso molto marcato. Mi definirei nel non definirmi: voglio restare aperto ai generi nelle mie creazioni, m’ispiro magari proprio ai Linkin Park, ma provo a fare sempre qualcosa di nuovo. Come puoi immaginare, con la chitarra è difficilissimo essere originali...
Luis Seiwald, in qualche modo, ci è riuscito...
L’artista di Casies ha messo i suoi quadri sulle casse armoniche delle mie chitarre e sua moglie, Barbara Seeber, ha creato con il percussionista Max Castlunger uno strumento a percussione meraviglioso, il Planet Drum che hanno brevettato e vendono, cotto in un forno ad altissima temperatura dallo stesso Luis, mai un esemplare uguale all’altro e ne esistono già cento!
Con quali artisti presenterai il nuovo cd a Bolzano?
Christa Plank cantautrice di Laion, David Frank un fisarmonicista della Val Venosta, Daniel Riccabona un chitarrista fingerstyle di Innsbruck, ci sarà Monica Crazzolara al flauto traverso, insomma un bel po’ di gente. Sto organizzando, oltre a qualche data regionale in location suggestive, il tour estivo in Austria e Germania, aiutato moltissimo da Giusy Elle di Trento. Mi esibirò anche con Claudia Pahl, cantante di Villabassa che ha preso parte al talent televisivo tedesco The Voice of Germany.
Come valuti in genere la scena locale?
Parlerei del Trentino-Alto Adige, perché mi piacciono tanto i Rebel RootZ di Trento e mi sono scaricato il loro ultimo cd Impronte. In effetti, io non so se succeda solo da noi, sta di fatto che in passato mi è anche capitato d’essere interrotto da qualcuno mentre suonavo in un pub o in un caffè per chiedermi di cambiare il repertorio e che cosa mai stessi suonando anziché le cose che conoscono tutti. La mia musica non si adatta a quel tipo di locali dove la gente va per sentire e fare tutt’altro, è molto meglio cercare luoghi dove il suono ha il proprio spazio e la situazione è adatta. Certo trovare i posti giusti richiede impegno e denaro.
[Daniele Barina]