Skanners, 40 anni di metal e non sentirli
Il fondatore Fabio Tenca presenta il cd commemorativo e annuncia nuovi pezzi
Quarant’anni suonati e non sentirli, nel caso degli Skanners, sarebbe un peccato. La più longeva e rinomata banda metal italiana li ha infatti da poco riassunti in un Greatest Hits, un cd compilativo che dovrebbe fungere da antipasto ad altre celebrazioni di carriera e probabilmente a un nuovo lavoro in studio, come anche la convincente bonus track finale lascia supporre.
Otto titoli all’attivo dal 1982, comprendendo il dvd dal vivo, tournee all’estero (si sono esibiti persino in Russia...), una birra artigianale dedicata, uno zoccolo duro di entusiasti che li seguono ovunque, chiesa compresa. visto che i loro beniamini nella vita si sono anche levati lo sfizio di mettere in piedi una messa rock. Da indiscrezioni vicine alla Santa Sede, parrebbe addirittura che il disco acquistato di persona in negozio dal Pontefice il mese scorso a Roma fosse proprio il loro Flagellum Dei.
Fabio Tenca, chitarra solista e membro fondatore del gruppo, se la ride all’improbabile “notizia”...
In effetti c’è più di un legame, devi scriverlo, perché per registrare quel disco ci siamo preparati e abbiamo studiato che la leggenda vuole sia stato proprio un Papa, Leone I, a fermare Attila e gli Unni che volevano scendere lungo la Penisola...
Per il quarantennale del gruppo bisognava fare qualcosa di speciale o mi sbaglio?
Sì, abbiamo in mente di fare qualcosa quest’estate. In realtà già nei primi mesi di quest’anno avevamo tutta una serie d’impegni tra Svizzera e Germania che, causa Covid, ci hanno spostato più avanti. È un autentico disastro: dovevamo fare adesso un concerto a Piacenza in un locale molto bello con gruppi americani che, però, non riescono a venire in Europa. E sul lago di Costanza ci attendeva una nave da crociera per suonarci sopra navigando, una vera figata.
La traccia nuova inclusa nel best, Under the grave, avrà acceso le speranze dei fan, non credi?
Abbiamo diverso materiale pronto a livello di preproduzione e questo pezzo ne è un assaggio. Certo essere fermi ci darà una mano in tal senso: credo che qualcosa di nuovo uscirà già a fine anno o all’inizio del 2023.
È stato complicato operare la selezione dei titoli da includere nella raccolta?
Abbastanza difficile, al di là di alcuni pezzi che ci sono entrati in automatico, come Rock Rock City che è stato il nostro primo videoclip nel 1986 e così Turn It Louder Now, brano gettonatissimo del secondo disco o Metal Party dell’album seguente, tutte cose che suoniamo anche adesso. Ma poi per arrivare a settanta minuti di musica sono emerse le differenze di gusto tra i componenti della prima ora – io e il cantante Claudio Pisoni - e i nuovi che si sono avvicendati nel tempo. Abbiamo discusso e infine messo una pietra ferma: doveva trattarsi in ogni caso di pezzi che la gente conosce e ama.
Da un certo momento pare che in registrazione abbiate portato più avanti la voce rispetto ai dischi precedenti, dove era quasi uno strumento tra gli altri: scelta stilistica o effetto di migliori tecnologie?
È la prima volta che mi ci trovo a riflettere. Nei primi due album, molto giovani, ci siamo affidati a produttori e fonici delegando loro totalmente la parte tecnica e concentrandoci solo nel suonare. Poi ci siamo impratichiti anche noi e affinato l’ascolto, presenziando in fase di mix. Certamente c’è stata un’evoluzione tecnologica davvero impensabile ma forse anche la voce di Claudio s’è fatta più incisiva.
Il cliché metal ha in realtà infinite possibili variazioni che lo rendono sempre diverso: possiamo dire alla stessa stregua della musica classica o ti pare troppo?
Sì, se consideriamo che la classica fu avanguardistica in origine. Il metal dagli Ottanta in poi ha fatto tra l’altro molto riferimento alla musica classica, io stesso prima di avvicinarmi ho studiato chitarra classica e l’ho messa al servizio del metal contemporaneo. Nelle nostre composizioni ho usato vere e proprie trascrizioni di partiture per lo strumento classico.
Dei simpatici casinari come i Måneskin potrebbero avere un’efficacia positiva per il rilancio di un metallo più standard o più storico come il vostro?
Hanno portato in alto di nuovo il rock: quando poi pensi che non è nella nostra tradizione italica, la cosa fa loro ancora più onore, nulla da dire. Hanno l’attitudine giusta e sono d’aiuto a ciò che può emergere e forse faranno da traino a tutto il movimento, noi compresi.
Com’è che con la vostra bravura e notorietà, gente come voi deve comunque fare un altro lavoro?
Me lo chiedono in tanti: io mi sento totalmente appagato e realizzato suonando ciò che creo. Questo genere musicale non ti permette di vivere. Il nostro bassista e l’altro chitarrista vivono di musica, io ho bisogno di un altro supporto economico. Ho fatto il musicista professionista per quattro anni ai tempi del boom, ma finito quello si è trattato di trovare un espediente che mi concedesse un bel po’ di tempo libero.
[Daniele Barina]