L’Alto Adige e i suoi “ribelli del cibo”
Il regista piemontese Paolo Casalis presenta un nuovo e “gustoso” docufilm
I nostri lettori lo hanno conosciuto a marzo 2021 con il film documentario “Sulle strade dei vini”. A meno di un anno di distanza, il regista piemontese Paolo Casalis è tornato con la sua telecamera in Alto Adige per dare vita ad una nuova produzione per palati raffinati.
Il secondo capitolo gastronomico della collaborazione tra Produzioni Fuorifuoco ed il Centro Audiovisivi della Provincia di Bolzano si intitola “I ribelli del cibo” e racconta quattro storie di produttori alimentari locali: Alexander, che vive del formaggio prodotto con il latte delle sue 12 vacche, Lorenz e Leander che coltivano e commercializzano erbe aromatiche, Katya e Armin, artigiani del cioccolato e Maria, che da sola gestisce il ristorante di famiglia con oltre due secoli di storia.
Tra ambizioni e difficoltà, condite con una grande dose di entusiasmo e di inevitabili sacrifici, i protagonisti mostrano cosa significhi essere oggi un piccolo produttore di cibo in Alto Adige. In attesa della sua trasmissione su Rai Alto Adige e Vimeo, il regista Paolo Casalis ci ha concesso un’intervista.
Paolo, ci sta prendendo gusto a tornare in Alto Adige?
Mi piace molto visitare il Sudtirolo e voi altoatesini siete molto particolari. Capita a primo impatto ci sia un po’ di freddezza e da piemontese mi ci rispecchio. Poi però riscontro molta apertura e disponibilità nel raccontare, nel voler far conoscere e condividere la propria passione, le idee e la storia. Offrite sempre spunti e soluzioni.
Parlando del film, chi sono i ribelli del cibo?
Sono piccoli produttori che hanno preso una decisione consapevole e per la quale sono stati presi spesso per matti: puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. La loro è una ribellione rispetto alle abitudini e al modo più comune e diffuso di produrre e fare agricoltura, volti alla quantità. Una ribellione al mondo dell’alimentazione, dominato dalla grande distribuzione e del cibo di bassa qualità. Una ribellione gentile, che riguarda il modo di fare e di vivere di queste persone. Senza dimenticare che il loro obiettivo minimo è far sopravvivere la propria attività.
In tutto questo, qual è il ruolo ricoperto dalla tradizione?
A differenza di altre realtà italiane, spesso isolate, autarchiche e che nella tradizione vedono l’unico modello di riferimento, in Alto Adige si è tradizionali per una scelta consapevole e soprattutto senza paraocchi su ciò che sta intorno. L’idea di andare dal contadino che ha sempre e solo svolto il suo lavoro vicino casa, è quanto di più lontano si possa immaginare dalla realtà. Ovvio, fa parte di una nuova generazione, ma il piccolo produttore altoatesino è una persona che ha studiato, viaggiato, vissuto esperienze, decidendo spontaneamente di intraprendere questo tipo di vita. Forse la sua ricchezza sta proprio in questo.
Un filo conduttore che lega le quattro storie è la consapevolezza di offrire un prodotto di qualità, apprezzato da chi lo consuma, rappresentando però soltanto una nicchia del grande mercato alimentare. Una sorta di limbo tra il volere, ma non potere, se non addirittura viceversa…
È il punto centrale della questione e nel film due dei protagonisti si domandano se ne valga la pena. Ci sono due possibilità: diventare grandi o restare piccoli. Piccolissimi non è possibile, bisogna garantire certi numeri per poter vendere e raggiungere il mercato. Se cresci troppo, invece, hai altre difficoltà, dall’aumento dei costi a quello del personale, avvicinandoti sempre più alle regole del mercato della grande produzione e distribuzione. All’interno di questo limbo, c’è chi ha un lavoro extra part-time come Lorenz e Leander o chi come Armin e Katya che da soli si occupano dell’intera attività. È difficile cambiare un modello prestabilito, però esiste una soluzione per conviverci.
E quale sarebbe?
Cooperare, associarsi tra piccole realtà così da mantenere ciascuno la propria dimensione e al tempo stesso presentarsi sul mercato come un’attività più grande. È un discorso che tendono ad applicare tutti i protagonisti. Molto spesso la loro rete di distribuzione si basa sul passaparola della popolazione locale, di amici, conoscenti, turisti che incontrano ai mercatini e che diventano clienti fissi. Hanno molto realismo e si relazionano con quello che già esiste, senza essere integralisti.
La rivedremo presto in Alto Adige per un terzo capitolo?
Penso di sì, ma questa volta tratterò un nuovo tema: la musica.
[Fabian Daum]
SCHEDA DEL FILM
Titolo: I ribelli del cibo - Storie di piccoli produttori dell’Alto Adige
Regista: Paolo Casalis
Fotografia: Alberto Cravero
Musiche originali: Giorgio Boffa
Illustrazioni: Marco dal Bo
Durata: 53 min.
Protagonisti: Alexander Agethle (Caseificio Englhof - Clusio, Malles) - Lorenz Borghi e Leander Regensburger (Südtiroler Kräuter Rebellen - Val Venosta) - Maria Gasser (Ristorante Turmwirt - Gudon, Chiusa) - Armin Untersteiner e Katya Waldboth (Karuna Chocolate - Velturno)
Il film è già stato selezionato da: Inheritance Film Festival (Irlanda del Nord), Meihodo International Youth Visual Media Festival (Tokio, New York)