All’insegna dell’astrattismo... o quasi
Bruno Flaim e Francesca Tomasi reinterpretano il concetto di realtà
Astrattismo è il termine con cui si definisce la corrente artistica volta alla rappresentazione dell’indefinito. Tuttavia, è lecito porsi un quesito: il soggetto di un quadro astratto è per così dire qualcosa di “non reale” o è forse un’estensione del concetto stesso di realtà?
L’Associazione degli Artisti prova a dare risposta a questa domanda con le opere e a temi di due artisti in mostra questo mese nella galleria di via Bottai 4.
Bruno Flaim - Spazio-Colore-Forma (05-11/09)
Tre concetti indipendenti fra loro, ma una volta accostati assieme, ognuno è in grado di influenzare se non addirittura generare l’altro: Bruno Flaim presenta “Spazio-Colore-Forma”.
“Lo spazio di partenza è la tela, ma si tratta di uno spazio fittizio. Una volta che si interviene con il colore, infatti, la dimensione spazio è in grado di estendersi, abbattendo i confini del quadro. A sua volta, lavorando il colore, si generano forme in continua evoluzione che trovano definizione solo una volta che la tela si sarà asciugata”.
Saranno 25 le opere esposte, suddivise dall’artista in base alla tecnica utilizzata in due categorie: “Colore fluido” e “Tipologie astratte”.
“Nel primo caso, parliamo di opere su carta, tela e dietro vetro, dove lo spazio del quadro si genera dalle interazioni cromatiche dei colori acrilici in stato semi-fluido. L’intervento dell’artista guida e controlla queste interazioni con possibilità di correzione limitate allo stato di fluidità del colore. La seconda categoria ha per protagoniste opere elaborate digitalmente tramite programma di grafica pittorica sia a supporto di successive trasposizioni ad olio su tela, sia per la creazione di opere concluse per stampe Fine Art su diversi tipi di supporto”.
Astrattista per vocazione, Bruno Flaim nasce però professionalmente come architetto. Due dimensioni per certi versi agli antipodi, ma non totalmente opposte. “L’astrattista, così come l’architetto, segue procedure ben definite e precise nella realizzazione del proprio lavoro. Solo i risultati finali differiscono. Nel caso della mia arte non risultano geometrici, ma si basano sui concetti dell’espressionismo astratto”.
Francesca Tomasi - Impronte (12-18/09)
Il tema personale e sempre delicato del ricordo prende forma: Francesca Tomasi espone “Impronte”.
“Questa mostra rappresenta il passaggio di consegna di generazioni, in particolare ciò che mi ha trasmesso mio padre. Anch’egli dipingeva e quindi volevo unire tracce della sua memoria al mio modo di dipingere. Ho recuperato alcuni suoi scritti, appunti e qualche suo scatto data la sua grande passione per la fotografia. Ho assemblato questi elementi in stile collage per fare la base del quadro, su cui poi ho dipinto con il mio stile. Il tutto, senza nascondere le tracce dei ricordi”.
Il risultato sono tele dai colori forti e dal contrasto deciso, a cui si aggiungono alcune sculture in cartapesta. Se ad un primo sguardo le opere di Tomasi potrebbero risultare esclusivamente astratte, in realtà - come chiarisce l’artista - queste giocano sulla connessione e lo scambio di elementi puramente tangibili.
“Dipingendo ad acrilico, privilegio il gesto, il movimento ed il segno, più che il dettaglio, inducendo quindi l’occhio del fruitore all’astrattismo. Tuttavia, all’interno dei miei quadri ci sono elementi reali come volti in un contesto vegetale-animale, così come il cielo e la terra, la cui relazione può apparire astratta, ma è parte concreta della vita di tutti i giorni. Questi richiami hanno un significato ben definito per l’artista che li rappresenta”.
A differenza dei lavori precedenti in cui l’artista recuperava e portava a nuova vita oggetti senza un particolare legame affettivo, in “Impronte” la connessione con i ricordi del passato è parte integrante dei quadri esposti. L’obiettivo è lasciare nuove tracce nel presente e nel futuro. “Anche i miei figli disegnano e chissà, magari saranno loro a portare avanti questo percorso”, conclude Francesca Tomasi.
[Fabian Daum]