Le ballate in inglese della Val Passiria
Albert “Knox” Mair ha inciso un cd da solista che parla di separazione e addio
Undertaker’s Mom, “mamma del becchino”, è il nome un po’ macabro del gruppo dark-folk che guida abitualmente e che in questi anni di congelamento del tempo vissuto gli ha permesso di meditare e realizzare da solista un album di accattivanti composizioni originali.
Parliamo di Albert Knox Mair, giovane autore, chitarrista e cantante di San Leonardo in Passiria, con un passato da cartoonist e una mai sopita passione per la musica bluegrass, colori primari del suo spirito che combinati per sintesi sottrattiva danno l’impressione di amene ballate, scritte e cantate necessariamente in lingua inglese.
Strano soprannome: è ispirato al deposito dell’oro americano o al filosofo eccentrico inventato da Gaarder nel romanzo Il mondo di Sofia?
Knox è in realtà il soprannome che mi sono - e mi hanno - dato ai tempi delle scuole superiori. Tutti mi chiamano così e ho pensato che tenermelo anche come nome d’arte mi avrebbe garantito almeno quel poco di pubblico che già mi conosce come tale. Eravamo quattro ragazzi della Val Passiria che studiavano a Merano e di pomeriggio frequentavano un’amica, il cui padre durante le nostre visite restava fuori casa a fumare e quando uscivamo ci appellava come Knöxe, perdigiorno. Deriva tutto da lì.
Ti significa qualcosa di particolare essere uno Psairer? A me suggerisce spiriti ribelli...
La Val Passiria è la mia Heimat, è dove voglio vivere, ma al tempo stesso è il posto da cui voglio andare via per conoscere il mondo. Onestamente tanti ribelli non ne vedo: qui anzi è tutto un po’ stretto, a volte anche nella mente, alla gente serve molto tempo per pensare ed è prudente circa le novità.
Il cd uscito un mese fa si chiama The head, the heart and the fear: paura di cosa?
Della separazione e dell’addio, le tematiche intorno alle quali ruotano le canzoni del cd. Cosa combiniamo nella nostra mente per dover lasciare qualcosa o qualcuno? Cosa fa il cuore? La paura di saperlo o che accada proprio a noi è sempre un elemento forte...
Ti senti più country o più folk? In ogni caso potremmo parlare di un easy listening di matrice acustica?
Mi piacciono tante direzioni prese dalla musica, tanti generi, non saprei quale indicarti: mi piace il bluegrass ma anche il folk, vengo da una band di prog-rock. Però per me è sempre stata molto importante la melodia e provare ogni volta a creare immagini con i suoni e con le parole.
Con l’inglese come va, è difficile pensare in un’altra lingua?
Già da ragazzo ho ascoltato in prevalenza musica inglese e non di certo quella tedesca. L’inglese lo trovo più congeniale per esprimermi e anche a livello melodico funziona meglio. Ammiro i tedeschi che in numero sempre maggiore cantano nella loro lingua o in dialetto, ma non fa per me.
Chi ti piace dei musicisti di qui?
L’ultimo cd che ho acquistato è di un gruppo pusterese che apprezzo molto, gli Zeugshmitz. Poi mi piace Herbert Pixner, sul cui shop in Rete trovate la versione digitale del cd e anche quella del precedente doppio album degli Undertaker’s Mom. The Head, the heart and the fear esiste anche fisicamente su cd ed è disponibile nei negozi di dischi delle nostre città che seguono la scena locale.
E della scena internazionale chi ascolti?
Steven Wilson e i suoi Porcupine Tree, Molly Parton, Dave Matthews, i Pink Floyd. Le influenze sono tantissime come i generi musicali che amo.
Progetti in cantiere?
Sto pianificando i concerti estivi ma sto anche già pensando al nuovo disco: due aspetti diversi dell’attività di musicista che mi piacciono molto ugualmente. Il cd l’ho inciso a Sarentino da Markus Mac Mayr, che ha curato anche il drumming e con il quale mi sono seduto al mixer così da prendere conoscenza anche di questo importante segmento dell’incisione. Markus è bravissimo, sa cogliere quello che hai dentro e che vuoi veramente fare.
[Daniele Barina]