La repubblica rock del rione Casanova
“L’ultimo giorno di scuola” è il primo album del neonato gruppo bolzanino
Casanova Republik, scritto alla tedesca ma detto all’inglese, è una nuova realtà musicale che promette di scuotere la sonnolenta città di Bolzano, a un quartiere popolare della quale s’ispira anche il nome della band.
Appena uscito il disco d’esordio L’ultimo giorno di scuola, in attesa di sentirlo presentare dal vivo nel capoluogo il 3 dicembre al Sudwerk, possiamo farcene un’idea sulle migliori piattaforme e sui social. Il trio, chitarra-basso-batteria, propone un rock energico, scarificato di alcuni elementi tradizionali del genere quali la voce o gli assoli, in parte figlio delle passate collaborazioni dei suoi componenti con diversi gruppi della scena locale all’epoca in cui furoreggiava il grunge. Ne parliamo con il bassista Andrea Montali.
Dire che sei rock oggi è come dire tutto e niente: quali influenze vi hanno portato a questo esordio?
Svariate, un po’ come le band in cui siamo passati individualmente praticando il rock in tutte le sue accezioni. Basti pensare al nostro chitarrista David Boscolo che altri non è se non Pitch Mad Attak, un produttore techno molto rinomato a livello mondiale che con noi si dà alle chitarrine per tornare all’adolescenza (ndr.: quando suonava in un gruppo punk). Anche se non cantiamo, affondiamo come tutti le radici nella canzone d’autore italiana, quella rock quantomeno, io da buon ligure sono molto legato a Fabrizio De Andrè, pur essendo cresciuto principalmente a pane e Nirvana. Intendiamo aprire il collettivo anche ad altri artisti, come Mr Alex che sarà con noi per la presentazione di questo nostro primo ep, un lavoro che musicalmente potrebbe essere ricondotto a un alternative rock con attitudine punk.
Come vi siete conosciuti?
Frequentavamo il “Pascoli”, io il pedagogico e David era in classe con il nostro batterista Alessandro Damian all’indirizzo artistico; c’erano pochissimi maschi in quella scuola abbastanza piccola e noi avevamo quel tiro lì, ci si era già annusati. Vagheggiavamo di poter suonare sul palco del Papperlapapp e intanto andavamo come spettatori ai concerti di Davide Ferrazzi con gli Zoe o gli Eugenie di cui eravamo fan. Le ultime due tracce di questo disco sono registrate a quel tempo su un quattro piste e le abbiamo recuperate da una cassetta per spedirle a Torino a masterizzare. Avevamo in pratica un gruppo metal da pub e la registrazione ci serviva soprattutto a ricordare la scaletta da inviare alla commissione per partecipare eventualmente al festival studentesco, dove rappresentammo l’Istituto e riuscimmo a vincere nel lontano 2002.
La cosa deve esservi rimasta impressa, al punto da mettere l’edificio scolastico in copertina sul disco...
Un’idea sgorgata da un incontro con il fotografo Alessandro Farina, altro reduce del Pascoli, poi David ha rielaborato graficamente in modo autarchico gli scatti: ci siamo trovati lì dove tutto era partito pensando che presto l’avrebbero buttato giù…
Casanova è un’enclave un po’ diversa da Bolzano?
Mi ci sono trasferito di recente, conoscevo già il quartiere e la sua storia urbanistica in quanto andavo là a trovare gli amici, anche il chitarrista ci abita proprio perché crediamo entrambi sia un contesto stupendo anche per l’umanità che ci vive, al punto da dedicargli il nome del gruppo, Casanova Republik, che è anche uno stato dell’anima. Da un lato è un paese e dall’altro un’idea nuova d’insediamento urbano con una precisa ricerca d’inclusione. Senza negare le complessità del quartiere, tra case popolari e case in cooperativa, però mi pare che quella che io chiamo la “bolzaninitè” le enfatizzi in modo esagerato. Con due piazze, la biblioteca stupenda e persino qualche traccia del tessuto urbano preesistente, si lavora sullo sviluppo del senso di comunità, si respira un’aria d’internazionalità e nella sala polifunzionale s’incontrano persone di diversa estrazione geografica, religiosa e culturale, tutto ciò che idealmente corrisponde alla nostra band, popolare e internazionale al tempo stesso.
Pensate di esserlo con questo rock essenziale, quasi scarno?
La scelta è voluta, perché ci pareva che anche senza le sovraincisioni di cui disponevamo il risultato fosse più immediato e d’impatto, così anche per Fabio Sforza il batterista degli Slowtorch che ha curato il missaggio. Presto contiamo di aggiungere una ballerina al gruppo, siamo richiesti per sfondi di cortometraggi e anche un’attrice si è interessata a noi, segno che questi basso, batteria e chitarra sparati in faccia sono piaciuti. Dal vivo proponiamo una mezz’ora di rock come fosse una sinfonia unica, poi David Boscolo fa il suo dj set trasformandosi nel proprio alter ego Pitch Mad Attak.
[Daniele Barina]