“Di Verso Inverso”, la mostra sostenibile
Un’esposizione che si snoda tra i centri storici di Bolzano, Bressanone e Merano, coinvolgente e innovativa, ma discreta al punto da svelarsi solo a chi desidera ammirarla.
Parliamo di “Di Verso Inverso”, mostra in realtà aumentata dedicata a Dante Alighieri nel settecentesimo anniversario della sua morte. Su iniziativa dell’Ufficio cultura della Provincia autonoma di Bolzano, in collaborazione con Weigh Station-Bolzano e Bepart, l’iniziativa sfrutta un’app da installare nello smartphone che permette di vedersi animare alcune figure realizzate dagli artisti coinvolti nel progetto e di godere di contenuti multimediali. Incontriamo Giovanni Franchina, amministratore della milanese Bepart, vera fucina creativa che impiega la realtà aumentata per conferire alle più diverse location nuove chiavi interpretative e possibilità di impiego.
Franchina, quali sono i limiti e le potenzialità della realtà aumentata?
Sono ancora vari i limiti tecnologici ed espressivi di questa tipologia di linguaggio, che amplifica alcune sensazioni a discapito di altre. L’esperienza tattile e olfattiva, la dimensione emotiva che deriva dalla commistione dei cinque sensi è difficile da eguagliare con un simile mezzo. Tuttavia, esso ci permette di vedere quello che non esiste e di contestualizzarlo all’interno dei luoghi prescelti, aggiungendo elementi di sound design e creando un’esperienza replicabile e vicina a quella fisica. Con l’avanzare della tecnologia, il contenuto digitale visivo si confonde sempre più con quello reale. Possiamo parlare di figital, commistione tra digitale e fisico, e di creazione di una dimensione ibrida. Nulla di futuristico o trascendentale, visto che viviamo già in una dimensione in cui idee, logica, emotività, personale flusso di coscienza e pensieri convivono in noi e nel contesto in cui viviamo, pur rimanendo invisibili allo sguardo.
Musica, immagini, testi, animazioni...
La parola chiave è interdisciplinarità. Utilizziamo delle tecnologie e produciamo lavori che richiedono un’equipe articolata. Bepart è una microimpresa culturale che comprende sviluppatori che creano l’interfaccia necessaria per visualizzare i contenuti; designer che oltre la grafica immaginano e progettano l’esperienza dell’utente/cliente; curatori e art director che conoscono il linguaggio della realtà aumentata e i suoi contenuti. È necessario saper scrivere sceneggiature padroneggiare l’illustrazione, l’animazione bidimensionale e tridimensionale, il suono, lo storytelling e il montaggio video. Per quanto riguarda “Di Verso Inverso” è stato necessario anche gestire il coinvolgimento di artisti in sintonia con gli obiettivi del progetto.
Com’è stato il confronto con la realtà altoatesina?
Bolzano ci ha accolto calorosamente, per oltre un mese, durante la creazione di una residenza per artisti del territorio ma non solo. Con loro ci siamo immersi in un’attività di ricerca, confronto e ideazione, attraverso sopralluoghi sul territorio, scrittura e produzione. Un’attività avvincente e intensa, che in due settimane si è condensata nell’allestimento di una mostra.
L’impatto delle vostre mostre sembrerebbe minimo. Possiamo considerare la sostenibilità una qualità della realtà aumentata?
Quella della sostenibilità è sicuramente una delle caratteristiche del nostro lavoro, sia nella fase della produzione sia in quella di output, perché il contenuto digitale si relaziona con lo spazio fisico senza invaderlo o doverlo modificare, permettendo di offrire contenuti aggiuntivi anche in luoghi in cui è difficile intervenire. Il risparmio riguarda il consumo energetico, ma anche il consumo di suolo. Non si possono poi dimenticare l’accessibilità, la gratuità e la facilità di fruizione dei nostri contenuti all’interno di percorsi strutturati o informali.
Può la realtà aumentata valorizzare le periferie?
Sicuramente. In questo senso abbiamo già realizzato vari progetti, il più significativo è MAUA (Museo di Arte urbana aumentata), che crea dei percorsi dedicati alla street art tra le periferie di Palermo, Milano, Torino Waterford (Irlanda). È per noi il progetto con il pubblico più vasto, con ormai oltre 900.000 visualizzazioni.
Al di là dei numeri, quali sono le soddisfazioni del vostro lavoro?
Ci entusiasma il processo di produzione di ogni mostra, il confronto con artisti con punti di vista diversi e con professionisti sempre nuovi. Rispetto alle energie spese, il gradimento del pubblico è una soddisfazione che arriva in un secondo momento e viene quantificata attraverso il numero dei fruitori e dei download delle opere. Più i numeri sono alti più ci rendono orgogliosi, perché ci permettono di esibire delle iniziative di fruizione culturale innovativa ben riuscite e impreziosite anche da un importante impatto sociale.
Usciamo dalle città e dirigiamoci verso i boschi dell’Alto Adige. È possibile alimentare la consapevolezza del patrimonio che ci circonda?
Possono cambiare il contesto, i possibili fruitori, le modalità di comunicazione e il modo di coinvolgere il territorio, ma non cambiano il linguaggio artistico e le modalità di produzione. In ImaginAR, la nostra app, è presente una mostra intitolata Vivarium, che, passando per un bel bosco di castagni, porta dal piccolo agglomerato di Campsirago Residenza fino alla cima del Monte San Genesio. Questo progetto è stato sviluppato assieme alla compagnia teatrale Campsirago Residenza e comprende 9 tappe/scene che compongono un’unica storia in cui compaiono animali, forme varie ed una composizione musicale originale. La realtà aumentata può dunque servire alla scoperta dell’ambiente naturale e di siti dismessi. Come professionisti è sempre onesto fare una valutazione seria sui costi e i benefici di ogni intervento, per capire il reale bacino di fruitori di una installazione che si troverà in ambienti remoti o poco accessibili. La realtà aumentata “si spiega da sé”, ma sicuramente va promossa è fatta conoscere per essere utilizzata e goduta.
[Mauro Sperandio]
DI VERSO INVERSO
700 anni dopo la morte del sommo poeta, un collettivo di artist* incontra nove personaggi della Divina Commedia e li reinterpreta in chiave contemporanea. Se un classico ha sempre qualcosa di nuovo da dire al/la lettore/rice, cosa avrebbero da dire oggi dei personaggi danteschi come Francesca, Bonagiunta Orbicciani, Ulisse se si trovassero proiettati di fronte a noi in mezzo alla strada?
Da questo progetto innovativo è stata concepita la mostra “Di Verso Inverso”, promossa dall’Ufficio cultura della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia di Bolzano nell’ambito delle manifestazioni realizzate in Alto Adige per la ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante con la Società Dante Alighieri, Comitato di Bolzano, organizzato in collaborazione con Weigh Station e Bepart.
La mostra DI VERSO INVERSO è costituita da nove installazioni multimediali prodotte in due settimane di residenza artistica grazie al connubio tra tecnologie innovative come realtà aumentata e motion capture e processi di ricerca, drammaturgia e performance attoriale.
Ognuna delle nove opere è fruibile autonomamente con il proprio smartphone negli spazi pubblici di Bolzano, Bressanone e Merano, scaricando l’app gratuita imaginAR oppure attraverso dei tour guidati. Per tutte le informazioni e per ascoltare le interviste dei protagonisti della mostra e le trasmissioni radiofoniche di Flora Sarrubbo su “Dante inventa parole” visitare il sito www.provincia.bz.it/cultura.
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