Tanzkollektiv Südtirol: molto più che danza!
Progetti e novità per lo sviluppo del movimento sul territorio provinciale
“Alps Move”, “Community Dance Accademy” e relativi “Summer camp”... Ne avete già sentito parlare? Bene, ora avrete modo di conoscere anche chi sta dietro queste importanti iniziative: è il Collettivo Danza Alto Adige.
In oltre 15 anni di attività, il collettivo ha contribuito ad avvicinare alla danza persone di tutte le età attraverso progetti formativi inclusivi ed ambiziosi. Obiettivo? Sostenere lo sviluppo artistico-culturale in Alto Adige. In che modo? Ewald Kontschieder - vicepresidente, cofondatore e coordinatore delle attività della compagnia - illustra la strada intrapresa dal Tanzkollektiv.
La nascita del collettivo
Nel secolo scorso, la danza in Alto Adige era promossa soprattutto grazie agli spettacoli di noti ballerini stranieri invitati sul territorio. Tendenza ancora oggi molto diffusa, ma non esclusiva. Nei primi anni 2000, infatti, associazioni e compagnie di danza locali volevano dare centralità alla figura dell’artista altoatesino.
“Tra i professionisti del settore c’è stato un lungo periodo di discussione su come procedere in tal senso. Poi nel 2006 abbiamo fondato una cooperativa, nata dall’esigenza di unire le tante piccole realtà presenti sul territorio in un’unica entità concreta e accessibile a tutti. Oggi siamo divenuti un vero e proprio collettivo. Non insegniamo solo danza, ma rappresentiamo un servizio plurale: per l’artista che vuole affermarsi nel settore e per la regione nella sua espansione artistico-culturale”.
I progetti
Tra le iniziative più importanti ed apprezzate nel panorama artistico sudtirolese, vi è sicuramente “Alps Move”. Il festival ha lo scopo di dare voce alla scena locale di danza contemporanea e teatro sperimentale, per lo sviluppo di questa forma d’arte sui palcoscenici provinciali e la creazione di una rete di rapporti e collaborazioni con altre realtà nazionali ed estere.
“Ogni anno Alps Move porta sul palco esibizioni e spettacoli con coreografi e danzatori altoatesini, alcuni trasferitisi all’estero alla ricerca di una carriera nella danza, altri rimasti in provincia. Il programma è arricchito da ospiti internazionali che permettono alle produzioni locali di essere conosciute e presentate in altri festival e “dance house” in Italia ed in Europa. L’edizione 2022 ci ha portato a presentare una nostra produzione, “Radix”, ovvero le radici di ognuno dei partecipanti e come da queste si evolvano nuovi scenari individuali e collettivi”.
Per un corretto sviluppo del movimento, non basta garantire opportunità solo ai professionisti, ma anche ai più giovani. Quindi, nel 2016, il collettivo dà avvio ad un nuovo progetto, la Community Dance Accademy che, sulle orme dell’iniziativa “Danza nelle scuole”, porta il ballo nelle palestre degli istituti scolastici regionali e non solo.
“Il successo dell’iniziativa ci ha permesso di estendere l’offerta, organizzando dei campi estivi in territori sparsi della regione. Quest’anno ad esempio abbiamo organizzato il camp presso la chiusa di Rio Pusteria, un luogo davvero affascinante. Un’esperienza formativa totale, perché riguarda la socialità, il vivere assieme, la condivisione attraverso un approccio interdisciplinare, perché non è vero che si balla e basta. Dalla recitazione al canto, fino al suonare uno strumento, ogni forma d’arte è ben accetta”.
E per il futuro? Il collettivo ha già un progetto in cantiere. “Stiamo realizzando un registro online di tutte le persone e i professionisti che lavorano nell’ambito della danza: ballerini, coreografi, maestri, tecnici, operatori specializzati. Una piattaforma per far conoscere chi lavora in questo ramo sul territorio, così da creare nuove opportunità a chi cerca professionisti del settore e ai professionisti stessi”.
Il sogno
Per ora è solo un’idea, ma ci si sta muovendo affinché divenga presto realtà: una casa della danza. “In regione non esiste uno spazio specifico dedicato solo alla danza. Sarebbe interessante trovare uno spazio polifunzionale da utilizzare a scopi culturali, con qualche ufficio e degli alloggi per garantire un tetto agli ospiti internazionali. Sarebbe un’occasione per promuovere la danza come un’arte oltre che garantirne uno spazio specifico. Puntare su un’arte contemporanea, sia per chi ambisce al professionismo, sia per un’amministrazione o un territorio non è mai semplice, talvolta è pure rischioso. Ma è l’unica possibilità per tutti i soggetti coinvolti di crescere da un punto di vista artistico-culturale”.
[Fabian Daum]